Un pedone stava aspettando l’autobus lungo una via di grande traffico quando un automobilista parcheggiò la propria vettura sul marciapiedi di fronte alla fermata impedendo il passaggio alle persone e costringendole con grave rischio a occupare la carreggiata. In quel momento al pedone venne spontaneo dire: “Questo automobilista non ha imparato l’educazione stradale”. C’era lì anche un signore anziano che a queste parole ribattè: “Non è questione di educazione stradale, ma di semplice educazione”.
E’ vero: magari quell’automobilista era un guidatore provetto, forse parlava le lingue e conosceva le scienze, ma certamente non possedeva quel senso del rispetto per gli altri che solo l’educazione a una corretta e consapevole convivenza civile è in grado di fornire e che si manifesta attraverso una serie di comportamenti prosociali legati al rispetto, la cura, la solidarietà, l’attenzione per gli altri.
A ben pensarci, serve a poco conoscere tutte le capitali del mondo se poi offendo chi proviene da altri Paesi, diventa sterile studiare e imparare a memoria le più belle poesie della nostra letteratura se poi imbratto le pareti dei bagni con scritte oscene, è vano saper risolvere l’espressione matematica più complicata se poi danneggio e scardino le porte e gli infissi della scuola, è vergognoso saper disegnare alla perfezione se poi uso questa mia abilità per denigrare compagni e docenti con scritte sulle panchine e sui muri del cortile, è degradante imparare a parlare bene l’italiano per poi pronunciare volgarità o bestemmie in classe, è vile e ignobile saper utilizzare con destrezza la tecnologia se questa mi serve per inviare messaggi osceni o immagini sconvolgenti agli occhi di bambine e bambini di prima media.
E’ con grande tristezza che vi propongo questo elenco di indecenze, ma è quanto effettivamente sta accadendo nelle nostre classi. Certamente la scuola non può affrontare e risolvere tutti i problemi educativi, ma vi può contribuire per una parte significativa. Voi siete a contatto con questi ragazzi per cinque ore al giorno. Avete possibilità concrete di intervenire, di parlare con loro, di trasmettere messaggi positivi affinché l’azione della scuola sia volta più alla prevenzione che alla punizione, più alla presa di coscienza che alla repressione, più all’esempio più che all’ammonizione. La vostra lezione può, e forse a questo punto deve, diventare lezione di civiltà, di educazione all’interno di un percorso che cerca tutte le strade per non dover sfociare nella desolante palude della punizione per sanzionare comportamenti inadeguati e inaccettabili. Il momento della punizione serve, non c’è dubbio, e talvolta è inevitabile, ma solamente dopo aver messo in atto tutte le possibili strategie di prevenzione, anche organizzativa.
Non vorrei essere frainteso: non dico “meno scienze e più convivenza civile”, ma dico “esercizio di convivenza civile all’interno della lezione di scienze, attenzione alle dinamiche prosociali della classe durante la lezione di scienze, crescita del rispetto e dell’attenzione nei confronti degli altri mentre si fa scienze, e così via”, naturalmente uso le scienze solo come esempio, dove le scienze piuttosto che la geografia o la lingua straniera diventano per noi uno strumento che favorisca l’acquisizione trasversale delle competenze chiave di cittadinanza.
Anche la “buona educazione” è una competenza chiave per il cittadino di oggi e di domani, anzi vorrei dire che il comportamento prosociale diventa la base per l’esercizio concreto di qualunque competenza, sia essa di natura relazionale o professionale, da traguardare con impegno da parte di tutti, docenti e genitori. In questo senso ho inteso condividere con voi la preoccupazione per quella che si sta dimostrando sempre più come una “emergenza educazione”.
Francesco Callegari Dirigente Scolastico