Ho
letto con molta attenzione il suo ultimo post e non posso che condividerne ogni
singola parola. La scuola da anni è incatenata, imbavagliata, messa di continuo
sotto la lente di ingrandimento, ostacolata dai genitori e dai nuovi
"cattivi maestri".
A
mio parere la causa di questa situazione è una soltanto: esiste un
"sistema" politico, sociale, commerciale che vuole le nuove
generazione ignoranti e impaurite, altrimenti le masse non sarebbero più
controllabili. Far vivere i ragazzi sotto un' inutile, quanto mai opportuna,
campana di vetro conviene a questo "sistema" che non vuole lo
sviluppo di una capacità critica, lo sviluppo del vivere civile, aggregato,
inclusivo . Dividere le persone, alimentare la cultura del sospetto è il veleno
che serpeggia in ogni ambiente.
In
questo scenario notevolmente desolante, sono fermamente convinta che solo la
cultura ci possa "salvare" e la scuola deve continuare a farsi carico
di questa battaglia. Forse la vera sfida della scuola è rendere i ragazzi
consapevoli di essere uomini e donne liberi, capaci di autodeterminare le loro
scelte, capaci di ponderare con saggezza e audacia ogni singolo gesto. Il
coraggio della vera libertà romperà le campane di vetro, dell'ignoranza,
dell'omertà, del falso perbenismo.
Oggi
è anche il giorno dell'Epifania e nell'epoca dei "selfie" non è
facile capirne la logica ... oggi è la manifestazione del volto "di un
altro", il volto di un bambino adagiato sulla mangiatoia, l'unico volto
che può raccontarci il nostro, dirci chi siamo e liberarci dalle nostre paure:
per porsi davanti quel volto ci vuole coraggio, perché dobbiamo abbandonarci
rinunciando ad ogni più piccola resistenza.
Fino
a quando la nostra Società e in particolare la "civilissima" Europa
continueranno a mettere in disparte il bambino adagiato sulla mangiatoia, non
vedo margini di crescita, di dialogo, di speranza, di coraggio, di A-more.
L'augurio
per questo nuovo anno è che tutti, in modo particolare le giovani generazioni,
possono ritrovare quei principi umani e civili smarriti da tempo e che si
faccia della cultura, quella vera, lo strumento per uscire dalle sabbie mobili
in cui siamo precipitati.
Lisa
Cannella