Questo
è il sessantesimo Natale che percorro e in questi giorni ho pensato molto al
fatto che non mi coinvolge più. Tutto mi
sembra vecchio, trito e ritrito. Al lavoro tutti i clienti devono finire entro
Natale quello che si è iniziato da tempo, serpentoni di auto corrono da un
centro commerciale all’altro per regali che non vengono in mente e una strana
frenesia si impossessa anche di persone normalmente tranquille.
Era
così anche per i Natali che ho trascorso?
Da
piccolo, il Natale era la Messa di mezzanotte con luci soffuse e cori di Astro del ciel e Adeste Fideles. Al mattino lo stupore di regali che non immaginavo
e poi l’odore dei mandarini e quel gran lusso dei bagigi. Tutto era permeato di
una magia che il diventare adulto ha a poco a poco scemato.
Quello
che vagava nei sogni e nel pensare era solo mio e a volte diventava reale, che
Magia!
Se
penso oggi a cosa desidero, faccio fatica a focalizzare un oggetto o un sogno,
mi sembra di avere tutto e forse non ho niente, ma un niente che mi piace.
Come
regalo di Natale vorrei riavere i miei sogni e attraversarli senza ostacoli e
cattiverie.
Vorrei
ritrovare lo stupore di un dono inaspettato e gli odori dell’infanzia.
Per
Natale vorrei mandare un bacio a tutte quelle persone che in una vita sembrano
sullo sfondo, i miei zii che non ci sono più, che arrivavano con verdure
dell’orto e due salami (sai ne abbiamo fatto in più quest’anno), quando eravamo
solo la Mamma e Licia e Mauro e da poco papà ci aveva lasciato. I miei nonni
che ho conosciuto poco e poi tutte quelle persone che incontro e che hanno un
piccolo gesto gentile, un sorriso, quell’umanità “normale” che sorregge tutti.
Sono
tante piccole stelle anonime del firmamento e ti accorgi di loro solo quando si
spengono, ma nella mappa del creato rimangono intorno a te.
E
poi un caloroso Buon Natale agli amici che spesso non si vedono ma si sentono,
stendi una mano di fianco e li tocchi, anche se non sono lì.
Buon
Natale, Leonardo (o, come nei sogni di bambino, Nano).
Leonardo Lucco