Questo libro […] vuole rivolgersi piuttosto
alla sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e
irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di
là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragion d’essere; la
sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista, la sensazione
che ciascuno è responsabile di fronte a un’immagine innata, i cui contorni va
riempiendo nella propria biografia.
Questo libro, insomma, ha per argomento
la vocazione, il destino,il carattere, l’immagine innata: le cose che, insieme,
sostanziano la “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia
portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente
prima di poter essere vissuta.
James Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano
1997, p. 18-19, 21.