Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

lunedì 13 aprile 2015

L’ORARIO DI LAVORO DEI DOCENTI – Paolo Menallo


Già Leonardo Sciascia ne "Le parrocchie di Regalpetra" rievocando i suoi anni da maestro elementare raccontava di quel velo misto di invidia e disprezzo che avvolgeva il suo mestiere: 1200 lire al giorno (il triplo di un bracciante), praticamente senza fare niente.
Poco è cambiato da allora, con una sola aggravante: alle invidie della gente comune si è affiancata, a rafforzarne la potenza distruttiva, anche la politica, con interventi bipartisan. Ultimo arrivato il ministro Poletti, nostalgico del trasporto estivo di cassette della frutta.
I pregiudizi sono duri a morire e se qualcuno, ad arte li rinfocola, cui prodest?  La distruzione della scuola è già in atto da tanto tempo, tutto il resto può solo imprimere una modesta accelerazione. Un po’ quello che sta succedendo con la giustizia: si valuta la produttività del magistrato sulla base delle ore passate in tribunale, che sono veramente poche, e il resto? la gente sa che nel civile, il giudice "scende" in udienza con almeno 100 fascicoli? Sa che le sentenze, belle o brutte, solide o cassabili le scrive a casa perché non ha un ufficio in tribunale? Anche sulla scuola si può sparare ad alzo zero: sono privilegiati e basta, che non si lamentino.
Per mestiere, dall'alto o dal basso delle mie artigianali 50 ore settimanali da dirigente, con sole 5 settimane di ferie, non sono mai stato tenero con le "lagne" degli insegnanti. Quando volevo stare a casa qualche giorno durante le vacanze di Natale o di Pasqua, dovevo rosicchiare i miei 32 giorni di ferie, loro no. Ma non ho mai avuto la tentazione di colpevolizzarli anch'io per questo. Era, ed è, l'organizzazione che non funziona; loro (la maggior parte almeno) mandano avanti la baracca nonostante la disorganizzazione, la mancanza di fondi, i genitori e talvolta anche contro i dirigenti.
Facciamo un po’ di calcoli. Intanto i tre mesi di vacanza estivi sono una esagerazione: si tratta solo di due mesi, mentre la maggior parte dei docenti della secondaria, con la maturità,  finisce il 15 luglio e riprende intorno al 25 agosto con gli esami. Alcuni sono impegnati anche nei corsi di recupero. Ma sin qui sarebbe ugualmente un privilegio se... se non teniamo conto che il lavoro dell'insegnante non è di tipo impiegatizio o d'ufficio. Dietro alle ore di insegnamento passate in classe, che sono piene e senza respiro, ce ne sono almeno altrettante lavorate a casa o nelle riunioni. Una parte delle vacanze (e delle domeniche) se ne va per la preparazione e per la correzione dei compiti. Certo l'ugualitarismo sindacale ha portato a delle insopportabili sperequazioni all'interno della categoria, non compensate da una retribuzione proporzionata ai carichi effettivi di lavoro. Per farla breve, non è la stessa cosa avere una sola classe o nove, partecipare ad un solo consiglio al mese o a nove, incontrare 25 genitori o 200, correggere 50 compiti scritti o 200 e così via. Naturalmente con enormi sacche di privilegio, da parte di chi non ha nulla da correggere o da preparare. Ricordo solo un vecchio adagio, opportunamente integrato: "chi non sa fare nulla, insegna; chi non sa insegnare nulla, insegna educazione fisica, chi non sa insegnare neanche educazione fisica...fa il dirigente".
Sicuramente un gesto d'autorità per modificare le cose ci vorrebbe e ci vorrà. Inutile aspettarsi da chi è abituato a barattare alcuni innegabili piccoli privilegi (il più sentito: lavoro quando ne ho voglia io e oltre all'orario delle lezioni non voglio alcuna altra imposizione) con una sottostima sociale e retributiva, rinunci spontaneamente e felicemente. Tutti continueranno a comportarsi in modo assai miope, rinfocolando il malcontento esterno. Chi è abituato ad andare al mare o "tornare giù" per due mesi difficilmente rinuncerà con piacere.
Ma se le vacanze fossero più diluite, come in altri paesi civili, se la formazione diventasse effettiva e venisse incontro ai reali bisogni di chi vive nella scuola, se venisse fatta quando non ci sono lezioni e non dopo giornate pesantissime, se...si spendesse un po’ di più e in modo più intelligente, allora si potrebbe dire: per chi ci sta è così, gli altri fuori o, in prima battuta, sempre allo stipendio iniziale.

Da L’isola di Paolo Menallo
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