Noi abbiamo
dimostrato abolendo i voti e sostituendo a essi l’interesse reale del bambino,
e quindi trasformando noi stessi da maestri-giudici in animatori e guide dei
ragazzi, che è possibile strappare dal loro animo la gramigna spirituale
dell’invidia e della superbia che producono l’opportunismo e il conformismo in
un ambiente autoritario, proprio come avviene dell’operaio che sotto la spinta
della necessità si comporta col padrone senza dignità.
Nell’ambito di
questi rapporti negativi (ricordi quanto ne discutemmo?) avviene la
distruzione, sul piano operativo, dei valori e dei principi: la libertà, la
democrazia, il cristianesimo non s’imparano se non si vivono subito fra i
banchi della scuola.
Ma questo è
pericoloso per il sistema. Nella realtà di un mondo come il nostro che ha
sull’altare il dio-lira, chi vuol mantenersi coerente con quei principi finisce
presto in rovina. Te lo immagini un padrone che volendo essere cristiano sul
serio, dividesse con i suoi operai tutto, grattacapi e utili? Sarebbe
probabilmente un uomo amato e ricordato, ma non avrebbe sul piano economico
vita lunga.
Nell’infinita gamma di situazioni umane che il sistema produce, il
motivo drammatico dell’inconciliabilità fra il messaggio cristiano e l’impegno
sociale con il prossimo è sempre presente per un
educatore.
Mario Lodi, Il
paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica, Einaudi, Torino
1995, pp.18-21.