Chi sa veramente
ospitare qualcuno, non lo giudica, ma lo accoglie per quello che è e non
pretende ringraziamenti che creerebbero doveri nell’ospite.
Ti parlerò perciò
dell’ospitalità. Se apri la porta della tua casa al viandante e lui si siede
accanto al fuoco, non rimproverargli di essere diverso. Non giudicarlo. Perché
ciò di cui aveva fame era soprattutto di trovarsi là in qualche luogo, presso
qualcuno col suo carico, il suo bagaglio di ricordi, il suo respiro affannoso e
il suo bastone posato in un canto. Era di stare là nel calore e nella pace del
tuo volto, con tutto il suo passato oramai inutile, con tutte le pecche messe a
nudo. La sua stampella egli non la sente più, perché non gli chiedi di danzare.
Allora si rinfranca e beve il latte che gli versi, mangia il pane che gli
spezzi, e il sorriso che gli rivolgi è un manto tiepido come il sole per un
cieco.
Antoine
de Saint-Exupéry, Citadelle,
1948
tr. Enzo L.Gaya,Cittadella [edizione ridotta], Borla, Roma, 1978