Chiamati a dettare le
norme per la fondazione di Perinzia gli astronomi stabilirono il luogo e il giorno
secondo la posizione delle stelle, tracciarono le linee incrociate del decumano
e del cardo orientate l'una come il corso del sole e l'altra come l'asse attorno
a cui ruotano i cieli, divisero la mappa secondo le dodici case dello zodiaco
in modo che ogni tempio e ogni quartiere ricevesse il giusto influsso dalle costellazioni
opportune, fissarono il punto delle mura in cui aprire le porte prevedendo che
ognuna inquadrasse un'eclisse di luna nei mille prossimi anni. Perinzia -
assicurarono - avrebbe rispecchiato l'armonia del firmamento; la ragione della
natura e la grazia degli dei avrebbero dato forma ai destini degli abitanti.
Seguendo con esattezza
i calcoli degli astronomi, Perinzia fu edificata; genti diverse vennero a
popolarla; la prima generazione dei nati a Perinzia prese a crescere tra le sue
mura; e questi alla loro volta raggiunsero l'età di sposarsi e avere figli.
Nelle vie e piazze di
Perinzia oggi incontri storpi, nani, gobbi, obesi, donne con la barba. Ma il peggio
non si vede; urli gutturali si levano dalle cantine e dai granai, dove le famiglie
nascondono i figli con tre teste o con sei gambe.
Gli astronomi di
Perinzia si trovano ora di fronte una difficile scelta: o ammettere che tutti i
loro calcoli sono sbagliati e le loro cifre non riescono a descrivere il cielo,
o rivelare che l'ordine degli dei è quello proprio che si rispecchia nella città
dei mostri.
Italo Calvino,
Le città invisibili, 150-151