«Cosa penserebbero dei normali studenti
seduti ai banchi se ogni giorno avessero a che fare con una persona che non
dimostra un minimo attaccamento a quello che dice? Si chiederebbero senza
dubbio perché sono lì. ... Io penso che in cima alla classifica delle
caratteristiche necessarie per diventare un bravo insegnante ci sia la
passione, capace di far scaturire quella scintilla che, nella maggior parte dei
casi, noi ragazzi non cogliamo».
A ragionare intorno a scintille che non
s'accendono e a porre domande cruciali sul senso della scuola è il sedicenne
Leonardo Menon che, insieme a suo nonno Fiorenzo Alfieri, ha recentemente
pubblicato Strade parallele (La scuola, la vita, Dino Audino editore, pagg.
164, € 15,00). Il nonno, maestro elementare del Movimento di Cooperazione
Educativa, poi direttore e assessore per molti anni a Torino, a differenza di
Paola Mastrocola non racconta la scuola al suo cane, ma a suo nipote che la
frequenta pieno di dubbi tutti i giorni. E a suo nipote, soprattutto, dà voce
ascoltando insofferenze e disagi verso un'istituzione che, così com'è, proprio
non va. Ne viene fuori un dialogo fitto e appassionato che non si limita alla
denuncia, ma avanza proposte concrete sulla formazione degli insegnanti e la
trasformazione degli ambienti di apprendimento.
In Italia abbiamo il corpo docente più
anziano d'Europa. Oltre il 53% degli insegnanti hanno più di 50 anni e dunque,
nei prossimi 10-15 anni, entreranno nelle nostre scuole più della metà di nuovi
insegnanti. Se il nostro Paese provasse a prendersi davvero cura del proprio
futuro, penso dovrebbe porsi con urgenza questa domanda: i 400mila nuovi
insegnanti che lo Stato assumerà nei prossimi anni hanno una formazione e
motivazione adeguata al compito che li aspetta? Un compito di grande complessità,
visto che la maggioranza degli studenti che escono dalle nostre scuole non
considerano più lo studio un terreno propizio per la loro crescita e non
credono che imparare serva alla loro vita. Per non rischiare la frattura
definitiva tra una élite che possiede cultura e strumenti di interpretazione e
una moltitudine lontana dalle conoscenze più elementari, è necessaria una
mobilitazione di energie e nuove idee circa le modalità di formazione dei
docenti, che riesca a giovarsi delle migliori competenze presenti nella scuola
oggi, per valorizzarle, dargli respiro e farne il perno, con tirocini formativi
sul campo della durata di più anni, perché questo enorme ricambio di insegnanti
si realizzi in un orizzonte di straordinario impegno pubblico e di ripensamento
generale della funzione della scuola nella società. Oltre alla dispersione
scolastica, infatti, c'è un'altra dispersione più sottile e pervasiva: la
dispersione dell'intelligenza dei ragazzi che non credono valga la pena
studiare e scivolano inesorabilmente nel serbatoio degli oltre 2.200.000
giovani, tra i 15 e i 34 anni, che non studiano e non lavorano.
Che non lavorino è tema di difficile
soluzione, ma che abbiano rinunciato a studiare è un problema che, a mio
avviso, dovrebbe assillare tutti noi insegnanti, dalla scuola dell'infanzia
all'Università. In quella rinuncia, infatti, dobbiamo riconoscere anche le
nostre responsabilità, per ciò che non siamo riusciti ad accendere nei ragazzi.
«Quando
parlo di passione intendo anche quella di insegnare, non solo quella verso la
materia che si insegna – continua lo studente Leonardo Menon –. Secondo me una
persona che intende intraprendere una carriera d'insegnamento deve farsi una
domanda di questo tipo: "Ma ho davvero voglia di insegnare?",
"Ne sarei in grado?" ... Qui entra in ballo il sistema di formazione
e come si riconoscono dei potenziali insegnanti. Sicuramente non con dei
concorsi che analizzano esclusivamente le conoscenze teoriche, peraltro
assolutamente indispensabili ... Penso che un valore prezioso per un bravo
insegnante sia quello di essere in grado di immedesimarsi nei ragazzi a cui si
rivolge ... Suggerisco, prima ancora di prendersela con noi ragazzi, di farsi
un esame di coscienza».
È importante ascoltare le parole di
questo studente torinese, perché ci ricordano che alla radice
dell'impressionante rinuncia allo studio che caratterizza il nostro Paese, non
c'è solo la crisi economica, ma anche una scuola stanca, che fatica a
rinnovarsi, in cui viene troppo poco valorizzato il lavoro dei docenti che si
impegnano e sperimentano.
Un esempio
tra molti. Sono divenute legge le nuove indicazioni per il curricolo della
scuola di base, che sono un testo innovativo che punta in alto, ma per la
formazione quest'anno sono stati stanziati dal Ministero 4 euro per insegnante!
Tutto questo in un Paese in cui l'85% degli italiani non sono laureati, e ci
collochiamo al penultimo posto tra i paesi dell'Ocse.
Per ragionare su tutto ciò Fiorenzo
Alfieri, da buon educatore, sceglie la strada più lunga mettendo in rotta di
collisione due immagini. Da una parte la scuola raccontata dalla Mastrocola e
altri autori come Starnone e Lodoli, dall'altra quella filmata da Vittorio De
Seta, in quel capolavoro d'inchiesta sociologica che fu Diario di un maestro,
andato in onda con successo nella televisione pubblica nel 1973, quando 15
milioni di italiani si emozionarono al racconto di un maestro elementare che,
nella periferia romana, si scontrava con l'istituzione perché credeva nei
ragazzi che la scuola dava per persi. È a partire da quella visione,
attualissima ancora oggi, che Alfieri racconta un tipo di scuola impegnato,
impegnativo, esigente e vitale, che ha caratterizzato le migliori esperienze di
quegli anni e che ancora caratterizza tante scuole di base nel nostro Paese
che, tra enormi difficoltà e irresponsabili tagli, continuano a cercare di
offrire una educazione di qualità ai bambini. I problemi si aggravano con il
crescere dell'età e, ragionando su un tipo di scuola capace di appassionare
alla conoscenza, gli autori propongono un metodo e il paradigma del laboratorio
scientifico, come esempio ed esperienza concreta in cui i ragazzi possano
avvicinarsi e intendere argomenti come l'etologia.
Franco
Lorenzoni, La
scintilla dei buoni maestri, Il Sole 24 ore, 18 febbraio 2014