Dalla città di Zirma i viaggiatori tornano con ricordi ben distinti: un
negro cieco che grida nella folla, un pazzo che si sporge dal cornicione d'un
grattacielo, una ragazza che passeggia con un puma legato al guinzaglio. In
realtà molti dei ciechi che battono il bastone sui selciati di Zirma sono
negri, in ogni grattacielo c'è qualcuno che impazzisce, tutti i pazzi passano
le ore sui cornicioni, non c'è puma che non sia allevato per un capriccio di
ragazza. La città è ridondante: si ripete perché qualcosa arrivi a fissarsi nella
mente.
Torno anch'io da Zirma: il mio ricordo comprende dirigibili che volano in
tutti i sensi all'altezza delle finestre, vie di botteghe dove si disegnano
tatuaggi sulla pelle ai marinai, treni sotterranei stipati di donne obese in
preda all'afa. I compagni che erano con me nel viaggio invece giurano d'aver
visto un solo dirigibile librarsi tra le guglie della città, un solo tatuatore
disporre sul suo panchetto aghi e inchiostri e disegni traforati, una sola
donna-cannone farsi vento sulla piattaforma d'un vagone. La memoria è
ridondante: ripete i segni perché la città cominci a esistere.
Italo Calvino, Le città invisibili, p. 27