Il piccolo Carlo era un bambino timido e
tranquillo. Un giorno arrivò a casa e disse a sua madre che avrebbe voluto
preparare una cartolina di San Valentino per tutti i suoi compagni di classe.
La madre istintivamente esclamò: «Ma no!
Non è il caso!».
Ogni giorno osservava i bambini quando
tornavano a casa a piedi da scuola. Il suo Carlo arrancava sempre per ultimo.
Gli altri ridevano e formavano un'allegra e rumorosa combriccola. Ma Carlo non
faceva mai parte del gruppo. La madre decise di aiutare il figlio e acquistò
cartoncini e pennarelli. Per tre settimane, sera dopo sera, Carlo illustrò
meticolosamente trentacinque cartoline di San Valentino.
Giunse il giorno di San Valentino e Carlo
era fuori di sé per l'emozione. Le accatastò con cura, le mise nello zainetto e
corse fuori. La madre decise di cucinargli il suo dolce preferito e farglielo
trovare con una tazza di cioccolata calda per quando sarebbe tornato a casa da
scuola. Sapeva che sarebbe rimasto deluso e forse in questo modo gli avrebbe
alleviato il dolore. Avrebbe dato una cartolina a tutti, ma lui non ne avrebbe
ricevuta nemmeno una.
Quel pomeriggio preparò la torta e la
cioccolata. Quando udì il solito vociare dei bambini, guardò fuori della
finestra. Stavano arrivando, ridendo e chiacchierando come al solito. E come
sempre l'ultimo era Carlo. Da solo.
Entrò in casa quasi di corsa e buttò lo
zainetto su una sedia. Non aveva niente in mano e la madre si aspettava che
scoppiasse in lacrime. «La mamma ti ha preparato la torta e la cioccolata»,
disse, con un nodo in gola. Ma lui quasi non sentì le sue parole. Passò oltre,
il volto acceso, dicendo forte: «Neanche uno. Neanche uno!».
La madre lo guardò incerta.
E il bambino aggiunse: «Non ne ho
dimenticato neanche uno, neanche uno».
Bruno Ferrero, in Il
segreto dei pesci rossi