Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 10 aprile 2012

UOMINI "DI PASSAGGIO" - Giuseppe Alberti

Cattedrale di San Leopardo, Osimo - Ancona (2011)

Erano 12 anni che non vivevo la Pasqua in Italia, l’ultima volta è stata nel secolo scorso, nel lontano 1999. Il tempo passa, veloce, ma Dio rimane fedele, ai suoi appuntamenti, ai suoi doni. E’ la prima riflessione: un’esperienza missionaria in Ecuador lunga più di una decade, ma passata in un batter d’occhio. Ma perché in questi giorni il ricordo va lì? Perché è stata un’esperienza con tutti gli ingredienti della Pasqua (passaggio): morire e risorgere, sentirsi abbassato e innalzato, soffrire e gioire insieme, imparare a tacere e tentare di dire, sentirsi piccolo e chiamato a fare cose più grandi di me. Il ritmo e il dinamismo pasquale non l’ha deciso la liturgia con le sue cadenze e i suoi riti che conosci a memoria, sai come vanno a finire, ti danno sicurezza. Dieci anni fa la vita s’è presa la sua rivincita, con i suoi imprevisti e le sue sorprese, piacevoli e non. Mi ricordo che sono atterrato fra le Ande latinoamericane giusto a ridosso della Pasqua, gettato di brutto nel nuovo mondo, un vero e proprio ‘battesimo’, una pasqua personale dove ti sentivi sottosopra (anche per l’aereo), ti veniva messo tutto in discussione, dovevi ripartire da zero, quasi in tutto, nella lingua, nell’esprimerti, nelle tradizioni culturali e religiose, nelle relazioni interpersonali, anche nelle cose più piccole, perfino la fede che presumevi potesse resistere granitica all’urto, pure lei ha avuto le sue crepe. E una domanda: dove sono arrivato? Cosa ci sono venuto a fare? Cos’ho da portare? Una sensazione di fatica e di sforzo, ma allo stesso tempo di nuovi orizzonti di vita e di fede che si aprivano per il mio cammino di uomo e di prete. E così imparando ad essere ‘pellegrino’, armato di poche cose, libero da pesi inutili, liberamente costretto ad arrivare all’essenziale, ricco e povero insieme. Allenandomi ad essere ‘di passaggio’, afferrato a niente e non chiuso a nessuno, disposto a dare, scoprendo di ricevere, imparando così a con-dividere l’apprendistato della vita e l’abc della fede.
Un passaggio, una pasqua…
Tornato in Italia ho scoperto che la storia continua: tanti i cercatori di un senso che a stento si riesce a trovare pur fra l’abbondanza delle cose e la ricchezza di valori di un passato che si fa sempre più remoto. Partito missionario, torno in missione… Una nuova opportunità, umana e cristiana, un tempo e uno spazio ancora pieni di possibilità di bene, da con-dividere con chi è rassegnato e deluso, con chi guarda al futuro con timore e incertezza, con chi soffre sentirsi dimenticato ed escluso, con chi è disposto a costruire famiglia e comunità, con chi desidera apprendere ad amare la vita. Ho ancora un sacco di cose da imparare… Ho voglia di incrociare persone in cammino, che vengano da vicino o lontano non importa, gente che non vuole star ferma, ‘pellegrini’ affamati del gusto del vivere, magari di una vita più bella e più giusta.
Un nuovo passaggio, una nuova pasqua…

don Giuseppe Alberti, Villafranca Padovana

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