Un fiume li separava. Lui abitava lungo
la riva destra, lei in quella di sinistra. Lui aveva ventiquattro anni e
cercava una moglie, lei non ne aveva ancora diciotto e sognava il grande amore
della sua vita. Lui faceva l’impiegato e sapeva cucire le parole, lei faceva la
sarta e creava poesie con l’ago e il filo. Lui rombava veloce con la sua moto e
lei filava leggera in bicicletta. Lui aveva un carattere forte e deciso, lei
era paziente e sapeva attendere. Lui si chiamava Mario, il nome di lei era
Maria.
Un fiume li separava. E forse non si
sarebbero mai incontrati.
Ma, per un giorno, un solo giorno di 72
anni fa, le due rive del fiume si congiunsero e lasciarono passare una lettera.
Questo miracolo avvenne per l’esattezza il
15
settembre 1946
Gentilissima
signorina Maria,
vorrà
essere così cortese di scusare se mi son preso la licenza di inviarle questa
mia.
Innanzitutto
faccio le mie scuse se domenica ho mancato, ma non vedendo alcuna risposta alla
mia cartolina e anche per ragioni di famiglia che non mi hanno concesso di
allontanarmi da casa, non mi sono mosso.
Questa
sera sono passato dalle sue parti sperando di incontrarla, ma invano, speravo
quindi di vederla al cinema di Pieve, ma neppure.
Sarei
pertanto a chiederle, se lei nulla ha di contrario, se possiamo una volta
incontrarci, quando e dove lei crederà più opportuno.
Gentilissima
signorina Maria, un’altra cosa sarei a chiederle, se questa mia non le fosse
gradita, di distruggerla.
Accetti
i miei migliori sensi di devozione e stima.
Mario
Callegari
Quella lettera non fu distrutta, e per
questo noi ora siamo qui.
A quella lettera ne seguirono molte altre
che descrivono giorno dopo giorno, anno dopo anno, la storia di un grande amore.
Unico, come unici sono tutti i grandi amori. Amori fatti di vicinanza, ma che
resistono anche nella lontananza; amori pieni di sorrisi, ma bagnati talvolta
anche di lacrime; amori sussurrati con parole e gesti velati di complicità, ma talvolta
oscurati da nuvole di incomprensione.
Amori però traboccanti sempre sempre sempre
di desiderio e di nostalgia.
Con i novant’anni di mamma Maria, festeggiamo questo suo grande amore. Per Mario e per noi figli e per i nipoti. Questo
grande amore, paziente come l’acqua del suo fiume e forte come gli alberi delle
sue rive, è ancora per noi il modello, il punto di riferimento, la nostra base
sicura. In lei si riassume e trova un senso la storia della nostra famiglia, in
lei ciascuno di noi trova traccia di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che
diventerà. Cinque vite sono sgorgate dalla sua sorgente, cinque ruscelli che
sono diventati fiumi ingrossati dalle esperienze. Raimondo e Fiorenza hanno già
raggiunto il loro mare. Noi stiamo ancora fluendo sotto gli occhi sempre
attenti e premurosi di mamma Maria.
Se mi fosse chiesto di definirla con una
sola parola, direi “rispetto”. Il suo atteggiamento nei nostri confronti è
sempre stato quello di assoluto rispetto per le nostre scelte, anche se magari
per lei non erano del tutto chiare o condivisibili. In quel suo “Fa’ quello che
ti senti” è racchiuso lo stile di accettazione e di non giudizio che tanto
faticosamente noi stiamo cercando di apprendere.
Se tutti noi siamo diventati le persone
che siamo, una parte importante del merito è tua.
Grazie mamma Maria.