Il giorno dopo,
all'alba, il giovane arciere andò su quel campo, lasciò il cavallo libero di
passeggiare e lui si nascose dietro un albero. D'un tratto il bosco stormì, le
onde del mare si agitarono: ecco volare l'uccello di fuoco; arrivò, si posò a
terra e prese a beccare il grano. Il valente cavallo si avvicinò all'uccello di
fuoco, gli posò uno zoccolo sull'ala premendo forte contro terra; il baldo
arciere saltò fuori dall'albero, accorse, legò con uno spago l'uccello di
fuoco, salì a cavallo e galoppò verso la reggia.
Porta l'uccello di
fuoco allo zar; al vederlo, il sovrano si rallegrò, ringraziò l'arciere del
buon servigio, lo ricompensò innalzandolo di grado, e gli affidò subito un
altro compito: "Se sei stato capace di raggiungere l'uccello di fuoco,
adesso trovami anche la mia fidanzata: nell'ultimo dei reami, ai confini della terra,
dove nasce il rosso solicello, c'è la principessa Vassilissa; è proprio di lei
che ho bisogno. Se la trovi ti ricompenserò con oro e argento , ma se non la
trovi ecco la mia spada: che la tua testa cada!"
L'arciere pianse
amare lacrime, andò dal suo valente cavallo: "Di che piangi, padrone?" domanda il cavallo. "Lo zar mi ha ordinato di trovargli la principessa
Vassilissa." "Non piangere, non affliggerti; questa non è ancora una
disgrazia, la disgrazia verrà dopo! Va' dallo zar, e chiedigli una tenda dalla
cupola d'oro, e cibi e bevande per il viaggio." Lo zar gli diede i cibi,
le bevande e la tenda dalla cupola d'oro. Il prode arciere salì sul suo valente
cavallo e partì per l'ultimo dei reami. (continua…)
Antiche
fiabe russe, raccolte da Aleksandr Nikolaevic Afanas’ev, Torino 1953, p. 103-104.