Cosa ti aspetti da me? Cosa insegui?
Pensi davvero che i miei anni possano
darti tanto quanto ho vissuto più di te? Non chiedermi troppo, no, non farlo,
ricordati che sono 'solo' un adulto ormai. Noi adulti siamo quasi tutti uguali,
un po’ stanchi e un po’ appassiti dietro le nostre comode certezze.
Il sole sorge ogni mattina, la
campanella suona sempre allo stesso orario, qualcosa per cena si rimedia
sempre... Le certezze ci rassicurano, ma ci hanno spenti; sono lontani i giorni
in cui leggevamo estasiati i versi de "i fiori del male".
Ma tu béati figlio mio
dell'indeterminatezza del tuo futuro, fanne motore di esperienze infinite.
Smetti di aspettare me, vienimi incontro, staccami la penna dalle mani, toglimi
questo strumento passivo dalle dita e solleva i miei palmi aperti verso l'aria
che viaggia attorno a noi.
Sei tu che puoi dare tanto a me,
ricordati che la tua forza, la tua energia, il fervore dei tuoi occhi possono
risvegliare e illuminare i miei, così statici, così inespressivi, qualche volta
rassegnati.
Sei tu, figlio inconsapevole della tua
curiosità sapiente, che puoi rinvigorire la mia sapienza libresca e ridarle
anima, sei tu, col potere della linfa che scorre veloce dentro di te, che puoi
scuotere il mio battito monotono. Non chiedermi troppo, dammi piuttosto.
Guardami intensamente negli occhi e
risvegliami, trasmettimi il tuo calore, il tuo vivere enigmatico, la tua
passione, e rigenera la mia. Riportami sui quei sentieri dello stupore e della
perplessità dove troppi anni fa ho lasciato le mie orme.
Ricordami che sono qui per te e anche
per me, che posso insegnarti a inseguire i sogni con vigilanza e lucidità. E
ricordami di non uccidere l'innocenza del fanciullino che vive in me, di non
umiliare il mio inconscio collettivo, di non aver paura di alzare gli occhi al
blu della notte...
"...il cielo stellato sopra di me,
la legge morale dentro di me!" Kant aveva ragione. L' Altro, l' Universo
che ho di fronte, TU figlio mio...sei il fine verso cui io tendo, mai un mezzo
verso qualcosa d'altro. La mia morale sta nel rispetto incondizionato che ho
per te, e tu, coi tuoi occhi, me lo ricordi.
Dio non è morto come diceva Nietzsche,
migliaia di catastrofi non l'hanno ucciso, il 2012 non è stato l'ultimo come
professavano i Maya, il mio sguardo non sarà inutile, se tu non lo perderai di
vista.
Portami via da questa torre d'avorio
troppo pulita, troppo lucida e troppo morta dove mi sono richiuso,
restituiscimi alla terra, ai percorsi, al fango e alla pioggia.
Ricordami che sono vivo oltre le
convenzioni, che posso sognare oltre il mio mondo monocromatico, ricordami,
figlio, fonte d’inesplorate possibilità, che io e te siamo fatti della stessa
materia e che- lontano da ogni retorica- ogni seme che pianteremo, lo vedremo
crescere insieme.
Dopo il primo, in tutti gli altri giorni
che ci aspettano, ricordami questo e molto di più, figlio mio.
Katya Merola
Fonte: Mestrino
2013