Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia
suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri
simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto
e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di
valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni
risulterebbero datate.
Quindi vorrei soffermarmi su una sola
raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre
navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto
perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io.
Al massimo
posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che
mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale,
in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro
abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a
non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia
eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda
le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che
quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on
line. Credi a chi ha più esperienza di te (e se avessi guardato solo il sesso
al computer tuo padre non sarebbe mai nato, e tu chissà dove saresti, anzi non
saresti per nulla).
Ma non è di questo che volevo parlarti,
bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei
ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della
memoria.
È vero che se ti viene il desiderio di
sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere
qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo
hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a
cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente,
magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo
computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in
testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a
via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza
fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi
che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi
poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a
muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai
muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.
La memoria è un muscolo come quelli delle
gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista
mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre,
siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga
l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di
esercitare sempre la memoria.
Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara
qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina
Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per
sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei
calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma
di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato
(figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era
schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin,
Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era
a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il
capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi
amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan
(Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre
moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle
storie che hai letto.
Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai
come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti
sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è
perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il
nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che
ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il
computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno
lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a
novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che
ricordi adesso. E gratis.
C’è poi la memoria storica, quella che non
riguarda i fatti della tua vita o le cose che hai letto, ma quello che è
accaduto prima che tu nascessi.
Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora
fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per
così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al
cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava
mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era
accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si
era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si
poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è
come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già
successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello
che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi
succedono molte cose nuove.
Ora la scuola (oltre alle tue letture
personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della
tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono
che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se
sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa
era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni
fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro
rispondono che era il capo delle Brigate Rosse - e invece è stato ucciso dalle
Brigate Rosse.
Non parliamo delle Brigate Rosse, rimangono
qualcosa di misterioso per molti, eppure erano il presente poco più di
trent’anni fa. Io sono nato nel 1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del
fascismo ma sapevo persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su
Roma (che cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per spiegarmi
come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”) che i fascisti
avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E poi, scuola a parte, un
ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici del cinema di venti anni fa mentre
io sapevo chi era Francesca Bertini, che recitava nei film muti venti anni
prima della mia nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello
sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche vecchie
riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima che tu nascessi.
Ma perché è così importante sapere che cosa
è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega
perché certe cose accadono oggi e in ogni caso, come per le formazioni dei
calciatori, è un modo di arricchire la nostra memoria.
Bada bene che questo non lo puoi fare solo
su libri e riviste, lo si fa benissimo anche su Internet. Che è da usare non
solo per chattare con i tuoi amici ma anche per chattare (per così dire) con la
storia del mondo. Chi erano gli ittiti? E i camisardi? E come si chiamavano le
tre caravelle di Colombo? Quando sono scomparsi i dinosauri? L’arca di Noè
poteva avere un timone? Come si chiamava l’antenato del bue? Esistevano più
tigri cent’anni fa di oggi? Cos’era l’impero del Mali? E chi invece parlava
dell’Impero del Male? Chi è stato il secondo papa della storia? Quando è
apparso Topolino?
Potrei continuare all’infinito, e sarebbero
tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui
sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come
se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito
all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui
Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di
fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in
aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro
memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere
stata assai malinconica e povera di grandi emozioni.
Coltiva la memoria, dunque, e da domani
impara a memoria “La Vispa Teresa”.
Umberto Eco, L’Espresso, 3 gennaio 2014