Il Corriere della Sera del 25 gennaio riporta un articolo di Alfonso Berardinelli, critico letterario e saggista. In un momento in cui ci stiamo interrogando seriamente come scuola su quali siano i contenuti disciplinari essenziali e su come valutarne l'apprendimento da parte dell'allievo, Berardinelli ci invita a fare un passo indietro e a indagare i meccanismi che governano la mente umana al fine di saper coniugare come insegnanti l'aspetto emozionale legato alle diverse modalità di apprendimento con quello fisiologico legato ai diversi stili cognitivi. Potremo così aiutare meglio i nostri ragazzi ad acquisire un metodo di studio personale in vista dell'apprendimento di quei contenuti che noi riteniamo imprescindibili, ma li aiuteremo anche, e soprattutto, a costruirsi nel tempo quella "cassetta degli attrezzi" che diventerà compagna fedele in tutte le occasioni di conoscenza lungo la loro intera vita.
Alfonso Berardinelli, A scuola non si esce dalla mediocrità, Corriere della Sera, 25 gennaio 2011, leggi tutto l'articolo
"In Occidente negli ultimi due secoli ci siamo molto occupati della società, del suo miglioramento, perfezionamento o rinnovamento radicale. Ci siamo invece occupati poco dell'uso, della cura e del destino della mente umana, di come trattarla e di cosa farne. Forse, prima che di materie di studio, gli insegnanti dovrebbero occuparsi di facoltà della mente e di come svilupparle nel modo migliore. L'arte di insegnare è una delle più difficili. E quindi una società decentemente consapevole dovrebbe per prima cosa concentrarsi sulla formazione e selezione degli intellettuali destinati all'insegnamento: socialmente i più preziosi, quindi anche i più pericolosi.
Psiche o cervello? Il Novecento, secolo delle psicologie del profondo, è finito. Nel Duemila sembra dominare lo studio del cervello e delle capacità cognitive. Qualcuno potrebbe dire che l'insegnante che tenga presente la psiche degli studenti è portato alla dolcezza permissiva che salvaguarda il benessere del soggetto, mentre se si valorizza l'efficienza mentale si diventerà severamente selettivi, anaffettivi o peggio. Nella scuola così com'è non c'è soluzione a questi problemi. O meglio, la soluzione possono trovarla solo i singoli insegnanti (che valgono se imparano loro stessi qualcosa mentre insegnano) e i singoli studenti (che si salvano dalle disavventure scolastiche solo se sono anche autodidatti...)" leggi tutto l'articolo