a
pochi mesi dall’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, i fatti di Parigi
della scorsa notte hanno rinnovato in Europa l’esperienza della barbarie.
Stavolta,
però, i terroristi hanno colpito uomini e donne riuniti in luoghi di pace e bellezza:
ciò prova che lo “scontro di civiltà”, che alcuni temono, non c’è.
La
civiltà sul pianeta è una soltanto: ne fanno parte i credenti, di tutte le
fedi, che rifiutano che, in nome di Dio, possa giustificarsi il disprezzo
dell’uomo, e i non credenti che rifiutano, in nome dell’intelligenza che a
nessuno è negata, che una strage di innocenti possa mai rappresentare la
soluzione a un qualsiasi problema. Ma che dire dei giovani che, a questa illusione atroce,
sacrificano la vita propria e altrui? Quale arroganza li nutre?
La
civiltà, unica sul pianeta, è di tutti e soli coloro che accettano di
affrontare i conflitti, le crisi, le difficoltà con l’arma della parola, che
però, come tutte le armi, occorre imparare a maneggiare.
Nella
tristezza di questa giornata, si fa dunque strada la considerazione che, oggi,
il vostro compito è più chiaro: leggete, ragazzi, imparate parole, imparatene
tantissime, in tutte le lingue: ce n’è una per ogni sfumatura del vostro cuore
e dei vostri pensieri, una per ogni sfumatura del cuore e dei pensieri degli
altri; senza la sfumatura, tutto diventa piatto e l’infinita ricchezza di sé e
dell’incontro con l’altro si perde, perché la comunicazione viene semplificata,
banalizzata, abolita.
Imparate
moltissime parole e esercitatevi a usarle: scoprirete che capirsi non è facile,
che il malinteso è dietro l’angolo e il chiarimento arriva solo dopo, se ci
diamo il tempo di arrivarci, se abbiamo o siamo disposti a cercare le parole
per farlo. Sforzatevi di essere precisi, state attenti al dettaglio, siate
pazienti se non capite subito o se qualcuno non vi capisce subito.
È
un cammino che può essere lunghissimo e molte volte frustrante, ma una è la via
della pace e non ammette scorciatoie. La pace non è andare tutti d’accordo: è
capire che ciò che è radicalmente diverso può non essere nemico, pur restando
diverso. È scoprire che non occorre annientare nessuno perché si compiano o il
volere di Dio o il progetto della nostra vita.
Nadia
Vidale,
dirigente scolastico