Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

sabato 9 giugno 2012

30. IL SENSO DELL'ALBERO - Francesco Callegari


Di quanto si innalzano i rami dell’albero, altrettanto profonde devono essere le sue radici.
Ma il senso dell’albero non sta né nelle radici né nell’alta chioma,
bensì nella vita che scorre tra le due.
Carl Gustav Jung

Il mio amico Dante fa il giardiniere e conosce molto bene le piante. Mostrandomi un albero malconcio, un giorno mi fece notare quanto importante fosse la funzione della corteccia. Quella spessa pelle rugosa protegge la superficie umida del tronco dove scorre la linfa e permette all’albero di vivere. Se la corteccia viene danneggiata, la linfa rimane esposta e può evaporare o essere attaccata da insetti e da funghi. Se l’incisione è molto estesa, è addirittura la vita stessa della pianta a essere messa in pericolo.
Ascoltando la spiegazione di Dante, ripensavo a un episodio del romanzo di John Steinbech, Al Dio sconosciuto, dove si parla di una vecchia e immensa quercia fatta morire incidendo semplicemente un anello lungo il tronco e asportandone la corteccia. Il tronco venne messo a nudo per qualche centimetro e, nel giro di qualche giorno, quel patriarca della natura seccò.  
Allo stesso modo, Jung ci invita a modificare il nostro punto di vista, mostrandoci come non siano tanto importanti la profondità delle radici o l’ampiezza della chioma: ciò che veramente conta è la vita che deve continuare a scorrere tra le due. 
Oggi mi sono accostato al ciliegio del mio giardino: ne ho accarezzato la corteccia e ho intuito la sua vita vibrare sotto le mie dita. Ed è la stessa vita che scorre nel platano come nel gelsomino, nell’olmo come nel rosmarino.
Ma dell’albero, solitamente, non si ammira la corteccia. La corteccia non è certo la parte più appariscente della pianta o quella più elegante; non è la parte che di solito si annusa o si fotografa. Non è neanche quella di cui ci si cura in modo particolare, anzi talvolta la usiamo per disegnarci i cuori o per appendere avvisi. La corteccia non è neanche tanto bella da vedersi: è indistinta, ha un colore anonimo, non risplende e non attira, è ruvida, ferma e  monotona. 
La corteccia ricorda le rugosità del nostro carattere, il grigiore della patina con cui spesso copriamo i nostri sentimenti, l’opacità con cui ammantiamo le nostre relazioni. Questa è la superficie che mostriamo, ma è anche quella che in prima battuta osserviamo in coloro che incontriamo. E’ fantastico però il sapere che appena sotto a questa crosta, in ogni persona c’è una vita che scorre, placida o tumultuosa, e che la corteccia è solamente una difesa, indispensabile, affinché l’essenziale non venga esposto indiscriminatamente, ma possa essere colto solamente da chi sa che le cose più importanti sono invisibili agli occhi. 
Così è stato di quest’anno passato insieme. Siamo partiti a settembre per questa avventura e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Poca? Tanta? Non ha importanza. Ciò che credo sia importante è la linfa che non ha mai messo di scorrere sotto la corteccia della nostra fatica quotidiana, del nostro lavoro, dei nostri rapporti, dei nostri incontri, dei nostri progetti, dei nostri sogni.
Una linfa che è fatta di rispetto e di stima, spesso anche di amicizia, sempre di buona volontà per riuscire a fare il meglio che ci sia possibile.
Questa è la vita del nostro albero. Grazie a tutti per averla fatta scorrere abbondante.
9 giugno 2012
Francesco Callegari
  Dirigente Scolastico 
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