Senza. Senza
l'ossessione: lui mi ha fatto, lei mi ha detto. Per denaro, invidia, potere,
indifferenza, malvagità, pura malvagità. Pensiero preminente, su tutto, che mi
precede, accompagna, segue. Ombra densa, collosa, che annoda i sentimenti.
Irrecuperabile attesa di poter restituire il colpo. Nitido colpo. Ricordo
solitario, rimasto lucente nel cinerino del tempo intanto andato.
Senza l'angustia:
solo l'immagine, la scena rivista mille volte, le parole sfrontate non si
smorzano nell'aria. Perché non c'è aria. Il respiro bloccato ogni volta che il
pensiero si affaccia. Lui mi ha fatto. Lei mi ha detto. Maniaco, solitario
consumarsi sul finire di noi stessi.
Con la libertà: di
pensare pensieri nuovi, messaggeri separati dal dolore ormai innocuo, che può
diventare prova già passata, risata saggia.
Vita un po' incauta,
pronta a perdersi perché sa di sé, circondata di storie, più serie e più
allegre della sua, e voci e coincidenze e soprassalti, e campi che si possono
calpestare lasciando tracce da abbandonare o ripercorrere, insieme e da soli e
poi ancora insieme, una festa, allegria del ritrovare questa intima, tutta
nostra, potente, necessaria forza che ci fa compagnia.
Vita libera,
abbastanza libera, e quindi restituita, nostra unica occasione finalmente
afferrata.
Una vita libera dal
rancore.
Mariapia
Veladiano, Ma come tu
resisti, vita, Torino, Einaudi, 2013, p. 8-9.