Il Ministro
dell'Istruzione francese Falloux all'epoca di Napoleone III, rispondendo alla
domanda di uno straniero sull'insegnamento scolastico in Francia, dopo aver
guardato l'orologio disse: "Sono le undici; in tutti i licei francesi,
pubblici e privati, si commenta quel determinato passo di Tacito alla terza
classe liceale".
L'affermazione di
Falloux descrive bene una scuola centralizzata e uniforme, incapace di aprirsi
all'iniziativa dei singoli. Una scuola statica, immodificabile. E' sotto gli occhi
di tutti la veemente protesta dei docenti italiani che, incuranti della realtà
fattuale, reclamano una scuola costruita sulle esigenze degli insegnanti e non
degli studenti. Il nostro sistema scolastico è incapace di cambiare e si erge
come mummificato spettatore di fronte alle nuove sfide che la realtà pone,
privo di risposte alle innumerevoli esigenze che gli alunni palesano.
Basterebbe allargare
lo sguardo e si coglierebbe come il "mondo scuola", a livello
planetario, già da anni si stia rinnovando. Eclatante è l'esempio del Regno
Unito. Dal 2011 ha preso il via il fenomeno delle free
school: scuole statali, gratuite, gestite da gruppi privati i cui
progetti sono selezionati in maniera attenta e severa dal governo. Il fenomeno
presente anche negli Stati Uniti, in Svezia e Nuova Zelanda, ha l'obiettivo di
offrire un'educazione/istruzione innovativa e di qualità, non selettiva, con
una gestione economica ed educativa assolutamente autonoma. Nel 2011, il
governo di coalizione di David Cameron introdusse la policy delle free school. Subito ne furono create
venticinque. All'inizio i numeri non sono dei migliori, tante le difficoltà.
Tutti gridano all'errore. Sbagliano. In sei anni si contano circa 400 free schools, con vantaggi per le
finanze pubbliche, aumento dei posti di lavoro e una capacità di integrare gli
alunni di diversa cultura.
Per non parlare del
successo scolastico degli alunni, molto al di sopra della media nazionale.
Flessibilità oraria, libertà curricolare (ogni istituto sceglie autonomamente le
materie e i programmi di studio), docenti selezionati non sulla base di titoli
abilitanti o corsi comprati online, ma su effettive competenze e sull'aderenza
al progetto educativo della scuola. Contratti di lavoro per i docenti non
strettamente legati ai contratti nazionali.
Se ne è parlato al
Meeting di Rimini domenica scorsa, durante l'incontro "Autonomia e parità
dei sistemi formativi". Matteo Rossetti è un italiano emigrato a Londra che
insieme ad altri amici ha creato la Thomson
House School. Le sue parole risuonano tra gli stand della Fiera: "Le free school sono scuole fatte dalla
comunità per la comunità, che rispondono alle necessità di istruzione e lavoro
nelle zone in cui nascono".
I risultati
sorprendenti di questo esperimento sono dettagliati in un rapporto della Policy Exchang (2015) che, oltre a
ribadire i risultati prettamente scolastici, la bontà della proposta culturale
ed educativa, sottolinea altri due risultati: le scuole statali vicine alle free school migliorano sensibilmente i
propri risultati rispetto a scuole no free
nelle vicinanze. Non solo. L'attenzione che queste scuole riservano agli insegnanti
(cura della formazione, stipendi adeguati, incentivi, coinvolgimento nel
progetto educativo e nei ruoli di responsabilità) permette una sensibile
diminuzione del tasso di assenteismo tra i professori. La varietà dell'offerta
formativa è impressionante: la Thomson
School di Rossetti si caratterizza per una grande attenzione all'attività sportiva
e musicale (tre ore a settimana per ciascuna disciplina). La West London Free School cura le
attività musicali e teatrali, con spettacoli messi in scena nei più importanti
teatri del Regno Unito. La Harris Westminster Sixth
Form, attenta a tutte le situazioni di svantaggio, punta a preparare
l'adolescente agli studi universitari soprattutto in materia politica e affari,
proponendo un'ampia varietà di approfondimenti pomeridiani. Gli esempi
infiniti.
La domanda una
sola: quando il modello delle free school
arriverà in Italia?
Mario
Leone,
“Il Foglio”, 25 agosto 2016