Secondo
la concezione tradizionale, sono le qualità essenziali degli esseri a
determinare la loro attività; nella concezione profana, invece, queste qualità
non contano, e gli individui non sono considerati altro che come «unità»
intercambiabili e puramente numeriche. Quest’ultima concezione non può
logicamente condurre a nient’altro che all’esercizio di un’attività prettamente
«meccanica», nella quale non sussiste più niente di veramente umano, come
effettivamente possiamo constatare ai giorni nostri; va da sé che i mestieri
«meccanici» dei moderni, che costituiscono l’industria propriamente detta e che
altro non sono se non un prodotto della deviazione profana, non possono offrire alcuna possibilità d’ordine iniziatico ed anzi possono rappresentare
dei veri impedimenti allo sviluppo di ogni spiritualità; per la verità, del
resto, non possono nemmeno essere considerati come autentici mestieri se si
vuol conservare a questo termine il suo valore in senso tradizionale.
René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei
Tempi,
Parigi 1945, ed. it. Milano 1982, p. 61.