Abituiamoci a
rimuovere da noi lo sfarzo e a misurare l'utilità, non gli ornamenti delle
cose.
Il cibo domi la fame,
le bevande la sete, il piacere sia libero di espandersi entro i limiti
necessari; impariamo a sostenerci sulle nostre membra, ad atteggiare il modo di
vivere e le abitudini alimentari non alle nuove mode, ma come suggeriscono le
tradizioni; impariamo ad aumentare la continenza, a contenere il lusso, a
moderare la sete di gloria, a mitigare l'irascibilità, a guardare la povertà
con obiettività, a coltivare la frugalità anche se molti se ne vergogneranno,
ad apprestare per i desideri naturali rimedi preparati con poco, a tenere come
in catene le speranze smodate e l'animo che si protende verso il futuro, a fare
in modo di chiedere la ricchezza a noi piuttosto che alla sorte.
Lucio
Anneo Seneca (4 a.C. – 65), La tranquillità dell’animo, Milano 2008, p. 103