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domenica 1 settembre 2013

NON AMMAZZERAI - Erri De Luca


“Non ammazzerai.” Neanche se la legge lo prevede. Il verbo messo al futuro procurò nei presenti uno squarcio di avvenire, intravidero un caso narrato da un loro discendente. Videro una folla che portava una donna a lapidare, un' adultera, per le vie di una grande città. Non potevano saperlo, si trattava di Gerusalemme. La sentenza emessa dal massimo tribunale sta per essere eseguita, la processione attraversa piazze e strade. Lungo il percorso incontra un forestiero. Non è del posto, è uno del Nord, di Galilea, di un piccolo villaggio, Natzaret. Se ne sta in disparte, solitario. Il corteo s'interrompe, si dirige verso di lui, interroga il forestiero sulla condanna a morte. 

Guarda che usanza: quella legge ammette un ultimo grado di appello anche presso un qualunque passante, figlio d'Israele. Anche dopo, la solenne sentenza emessa da un tribunale in carica potrà essere messa in discussione, sulla strada. Il parere di un ultimo incontrato può interferire col dispositivo. Chiedono al forestiero una parola. Lui in cambio fa una mossa, di sorpresa: si china a terra e sulla polvere traccia lettere col dito. La narrazione scritta non riferisce cosa scrive, ma l'assemblea del Sinai, presente alla visione, legge sulla polvere del suolo “non ammazzerai”.
Scrive sulla polvere del suolo: perché? Forse che è sabato? Tra le cose proibite di sabato c'è anche la scrittura, però è consentita se su polvere o sabbia. Il forestiero compie un gesto permesso nel giorno di festa. Ma quello non può essere sabato, non si emettono sentenze né si eseguono condanne di shabbàt. È appunto quello che sta dicendo a loro: quando si tratta di condanna a morte ogni giorno si trasforma in shabbàt. 
Infine dice l'ultimo dispositivo di scioglimento: chi di loro si trova senza torto commesso dovrà scagliare il primo sasso. In una lapidazione nessuno vuole essere il primo. Ancora meno ci sarà qualcuno che davanti alla sua comunità si farà avanti con la pietra di chi è privo di torti.
Con pochi gesti e parole il forestiero disfa la sentenza di condanna a morte. La donna è sciolta, il corteo si disperde, sollevato dal compito e nel cuore. 

Erri De Luca, E disse (2011), p. 60-62