Il mondo cambia in continuazione,
sempre più velocemente, e noi dobbiamo “filtrare” ogni giorno miriadi di
avvenimenti. Ogni giorno riceviamo gli stimoli che, cinquecento anni fa, si
ricevevano in un mese. Un tempo la vita era statica, e c’era poco da imparare. Si
lasciava il mondo come nostro padre l’aveva lasciato a noi. Lo scorrere degli
eventi era lento e ci si poteva adattare all’esistenza con maggiore facilità.
Oggi non più. E se insistiamo a convogliare questo fiume in piena di stimoli in
canali di interpretazione troppo stretti e obsoleti, finiamo per dare risposte
standard, banali, inefficaci.
Il nostro modo di analizzare la vita
è limitato; forse un tempo bastava, ma oggi non è più sufficiente.
Probabilmente la nostra incapacità odierna di star bene funge da stimolo a
cambiare, ad allargare la nostra visione del mondo. Bisogna imparare a “usare”
il pensiero, lo sguardo, il cervello in modo nuovo, a utilizzare funzioni sino
a oggi poco sviluppate.
Raffaele Morelli, L’unica cosa che conta, Milano 2010, p.
77-78