Riguardo ai bambini e
alla loro psicologia, voglio che ci togliamo i paraocchi dell’abitudine. Voglio
che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono i bambini abbia a che
fare con la necessità di trovare un posto alla propria specifica vocazione in
questo mondo.
I bambini cercano di
vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del
luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati.
L’immagine di un
intero destino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una quercia
enorme su esili spalle. E la sua voce che chiama è forte e insistente e
altrettanto imperiosa delle voci repressive dell’ambiente. La vocazione si
esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidezze e nelle ritrosie che
sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo, mentre servono forse a
proteggere il mondo che egli porta con sé e dal quale proviene.
James Hillman, Il codice
dell’anima, Adelphi, Milano 1997, p. 29-30.