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venerdì 16 ottobre 2015

LA SOLITUDINE E’ DIFFICILE – Rainer Maria Rilke


Roma, 14 maggio 1904
Mio caro signor Kappus,
molto tempo è trascorso da quando ho ricevuto la Sua ultima lettera. La prego di non volermene; prima c’è stato il lavoro, poi qualche difficoltà e infine l’indisposizione, che mi hanno trattenuto dal darLe una risposta che doveva, nelle mie intenzioni, arrivarLe da giorni sereni e buoni. Ora mi sento di nuovo un po’ meglio ed eccomi caro signor Kappus a conversare con Lei di ciò che mi scrive nella Sua lettera, cosa che faccio di tutto cuore, meglio che posso.
Non si lasci fuorviare dalla Sua solitudine per il fatto che c’è qualcosa in Lei che desidera uscirne. Proprio questo desiderio, se Lei saprà servirsene serenamente, riflettendoci con attenzione e come se fosse uno strumento di lavoro, aiuterà la Sua solitudine a diffondersi su un vasto territorio. 
La gente (aiutata dalle convenzioni) ha risolto ogni cosa nella leggerezza, e nella parte più leggera della leggerezza; ma è chiaro che noi dobbiamo restare in ciò che è difficile; tutto ciò che vive vi rimane allo stesso modo, tutto nella natura si sviluppa e si difende a modo proprio, ed è se stesso fino in fondo, prova a esserlo a qualsiasi costo e contro qualsiasi resistenza. 
E’ poco ciò che sappiamo, ma che noi dobbiamo restare in ciò che è difficile è una certezza che non deve mai abbandonarci; è bene essere soli, perché la solitudine è difficile; e se qualcosa è difficile, ciò dev’essere una buona ragione perché noi la facciamo.
continua…
Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane, Qiqajon, Magnano 2015.