FIRENZE -Davanti al cartellone
diviso in quattro quadrati rosso, giallo, blu e verde, i bambini si muovono con
allegra naturalezza, come davanti a uno specchio. E un po’ specchio lo è quello
strano diagramma di flusso: riflette le emozioni di ogni ragazzino e le unisce
a quelle della classe.
«Come ti senti oggi,
Francesco?», chiede l’insegnante. E lui con una matita segna un
punto tra le ascisse e le ordinate nel tratto colorato che più lo rappresenta.
Nel quadrante rosso ci sono rabbia e paura (e moltissimi altri stati d’animo),
nel blu tristezza ma anche noia e demotivazione, nel verde uno stato di
rilassatezza e nel giallo la felicità e l’entusiasmo.
Quel diagramma si
chiama Mood Meter ed è uno strumento
per comprendere gli stati d’animo: una delle icone operative di un progetto
sull’intelligenza emotiva realizzato a Firenze da Per Lab, spin-off
dell’Università del capoluogo toscano diretto da Laura Artusio, 33 anni,
dottorato di ricerca europeo in psicologia e collaboratrice della Yale University.
L’obiettivo è
«educare i ragazzi a comprendere le proprie emozioni», spiega Artusio. «E dare gli
strumenti agli insegnanti, di ogni ordine e grado, per far elaborare ad alunni
e studenti i loro stati d’animo. Perché è provato scientificamente che riuscire
a gestire emozioni per prevenire conflitti e ansia migliora il sistema
d’insegnamento e aiuta, spesso in modo determinante, il processo di
apprendimento».
I ricercatori di Per
Lab seguono il metodo Ruler sviluppato da Mark Brackett, direttore dello Yale
Center for Emotional Intelligence, fiore all’occhiello dell’ateneo
americano; metodo che hanno adattato al modello di scuola italiano con la
consapevolezza che la costruzione della felicità, dopo millenni di filosofie
orientali e occidentali, resta la massima aspirazione dell’umanità e che anche
tutte le emozioni, anche quelle meno piacevoli, sono importanti.
Ed è questo uno dei
motivi per cui Lancôme si è interessata al progetto e ha coinvolto
anche la Fondazione Born This Way della rockstar Lady Gaga.
Sarà il binomio
bellezza e felicità (ed educazione) a salvare il mondo? «Chissà, ma intanto
noi ci prepariamo, grazie anche all’educazione emozionale, che speriamo possa
diventare una materia di studio come negli Stati Uniti, a dare alle nuove
generazioni tutti gli strumenti giusti per cercare di raggiungerla», continua
la dottoressa Artusio. «Con la consapevolezza che la gestione degli stati
d’animo è spesso fondamentale nel processo di apprendimento e nel
raggiungimento del massimo potenziale».
Gli studenti che
partecipano al progetto raccontano di sentirsi meglio e di aver pure
sperimentato il concetto di empatia. «Sono stato capace di
comprendere le mie emozioni e di capire quelle dei miei compagni», scrive un
alunno. E un altro racconta una storia di conflitti finiti con i compagni:
«Litigavamo sempre quando si giocava a pallone, poi con le tecniche che ci ha
insegnato la maestra siamo riusciti a gestire le nostre emozioni e adesso tutto
fila liscio».
Ma c’è pericolo di
manipolazione psicologica, c’è il rischio di giocare sui sentimenti degli altri
e orientarli secondo i propri valori? «No, semmai è il contrario. Noi
offriamo a studenti e docenti tecniche per capire le emozioni e sviluppare il
pensiero critico», risponde Laura Artusio. «Insegnare una lingua a scuola è
manipolazione? Non credo proprio e anche noi, con questo progetto, insegniamo
una lingua: quella capace di comprendere le emozioni».
Corriere della Sera, 6 ottobre 2015