La Scuola in quanto
Scuola dell’obbligo – frutto di una Legge solo severa – uccide fatalmente
l’istanza del desiderio. La psicoanalisi stessa mostra nella sua clinica come
l’insistenza imperativa della domanda che viene dall’Altro («Studia!»,
«studia!») generi solo resistenza, rifiuto, opposizione, anoressia mentale.
Affinché possa
esistere il desiderio è necessario uno spazio che separi il soggetto dalla
domanda dell’Altro. Quando questo spazio manca, il soggetto può reagire
difendendo il proprio desiderio minacciato dall’invasività dell’Altro, come
accade, per esempio, nell’anoressia. Se l’Altro insiste a offrirmi solo la sua
«pappa asfissiante» («Mangia!», «mangia!»), mi rifiuto di mangiarla affinché
egli riconosca che non sono solo un tubo digerente ma un soggetto del
desiderio.
Lo stesso ragionamento vale anche per molti problemi dell’apprendimento. Come si può, infatti, obbligare al desiderio? Non è una contraddizione in termini? Il desiderio non rigetta forse ogni senso dell’obbligo, non ne è forse l’acerrimo antagonista?
Lo stesso ragionamento vale anche per molti problemi dell’apprendimento. Come si può, infatti, obbligare al desiderio? Non è una contraddizione in termini? Il desiderio non rigetta forse ogni senso dell’obbligo, non ne è forse l’acerrimo antagonista?
È questo il paradosso
della Scuola – il carattere decisivo della sua funzione – che si situa proprio
in questo delicatissimo punto di snodo: Come si può fare sorgere il desiderio –
il desiderio di sapere – quando l’apprendimento del sapere deve essere
obbligatorio? Come non rendere l’obbligatorietà un parassita mortale del
sapere? Come, in ultima istanza, intrecciare il desiderio alla Legge?
Massimo Recalcati, L’ora
di lezione, Einaudi, Torino 2014.