Questi uomini, ridotti a semplici «unità» numeriche, si vuole
farli abitare, non diremo in case, perché questo termine sarebbe improprio, ma
in «alveari» i cui scompartimenti saranno tutti disegnati sullo stesso modello
ed ammobiliati con gli oggetti fabbricati «in serie», in modo da far sparire
dall’ambiente in cui vivranno ogni differenza qualitativa. Basta prendere in
esame i progetti di certi architetti contemporanei (che qualificano essi stessi
queste dimore come «macchine per abitare») per vedere che non esageriamo per
niente.
Che cosa sono diventate a questo punto l’arte e la scienza tradizionali
degli antichi costruttori, e le regole rituali che presiedevano alla fondazione
delle città e degli edifici nelle civiltà normali?
René Guénon,Il Regno della
Quantità e i Segni dei Tempi, Parigi 1945, ed. it. Milano 1982, p. 63-64.