Tu chi sei, città non
città
che vivi appesa in
giù alle tue corde d'aria ferma.
Travi, tubi senza
dimensioni,
freddi quarzi
invecchiati.
I tuoi mille
ascensori di carta velina
che vanno su e giù
senza posa,
nessuno che scende,
nessuno mai sale.
Sottile non città che
reggi tutto su niente:
ogni retta poggia su
se stessa,
ogni curva su se
stessa,
assurdi equilibri
spostati.
Luci opache le tue
rare stelle,
il tuo sole è
spirato.
Che altro ti resta se
non l'uomo nudo
che io vedo ogni
giorno
quel pazzo padrone,
poeta o predone che
vive sull'ultima trave.
Si frega le mani poi
ride, o non ride...
saltella leggero dal
trave a una curva
ma oggi l'ho visto
tuffarsi nel vuoto
così d'improvviso
però non so dire
se urlasse o ridesse.
Qui il vento non
soffia i rumori ma c'è il silenzio
che sa scrivere
nell'aria ferma.
Sottile non città fra
i tuoi perenni grigi sola.
Banco
del Mutuo Soccorso, Io
sono nato libero, 1973