Cara Francesca,
ti scrivo questa
lettera perché devo chiederti perdono per aver perso tanto tempo a
commiserarmi, a piangere e a leccarmi le ferite: tempo che ho rubato a te e al
nostro rapporto d'amore.
Sai, da qualche parte
ho letto che non bisogna guardare solo la superficie del mare e non credere che
il mare sia solo ciò che vediamo: una distesa di acqua blu, profonda e
sconosciuta.
È vero il mare da
sopra, può sembrare tutto uguale e a tanti può far paura. Il mare può essere
minaccioso ed avere una forza distruttiva e devastante: come la tua diversità
poteva esserlo per il mio cuore. Non mi sono arresa, mi sono immersa nelle sue
acque profonde ed ho scoperto che il mondo sommerso è meraviglioso, immenso,
pullulante di vita, ricco di risorse di ogni genere, branchi di pesci di
straordinaria bellezza, meduse delicate e trasparenti come cristallo pulsante,
macchie colorate di indaffarati pesci pagliaccio, rosse gorgogne ondeggianti:
una spettacolare esibizione di vitalità e bellezza.
Tu rappresenti tutto
questo: non sei "solo" Francesca down, ma una Francesca infinita,
espandibile alla massima potenza, che vuole emergere per farsi conoscere e
amare. È vero, il tuo aspetto esteriore, i tuoi occhi a mandorla possono
ingannare e far pensare alle persone egoiste e distratte che i "down"
sono solo dei diversi, ma nella loro diversità tutti uguali. Io so che non è
così, perché conosco il tuo mondo sommerso. Amo il tuo modo di sorridere, di
abbracciare, di baciare e di comunicare. Amo la tua delicatezza, la tua
dolcezza, la tua testardaggine e i tuoi rifiuti. Amo tutto questo e tutto
quello che riuscirai o non riuscirai a fare. Amo tutto di te, perché sei mia
figlia, perché ho capito che puoi dare più amore e solo amore e che non mi
appartieni, come nulla è mio in questa vita. Ciò che mi appartiene sono le
emozioni e le sensazioni che la vita dona ad ognuno di noi. Ho capito il vero
significato di "amore materno", amore unico e incondizionato. Ho
capito che tutto va amato per "ciò che è" e non "nonostante
quello che è". Per quello che sei e non, per quello che avresti potuto
essere. Ho capito che non bisogna aver paura di ciò che non si conosce, che non
bisogna giudicare, ma solo essere disponibili a capire per conoscere, imparare
e sapere.
In tutto questo mio
cercare, alla fine, ho scoperto il significato di valori come la dignità, la
serenità, la fede, la speranza, la gioia, la verità. Valori che senza di te,
non avrei conosciuto. Questi sono doni che ho ricevuto da te.
Sai Francesca, aveva
ragione Luigi Vittorio, quando diceva che sei "un regalo prezioso".
Sei il mio piccolo regalo prezioso, la perla rara che ho trovato racchiusa in
un'ostrica, pescata in quel mare sommerso, profondo e sconosciuto che tanto mi
spaventava.
Ti ricordi, quanta
paura avevo di non riuscire ad amarti? Sembra passato tanto di quel tempo che
quasi mi sembra impossibile...mi sembra di non essere più la stessa persona e
in realtà è così... perché sono diversa dentro e questo grazie a te.
La tua mamma
Milena
Portolani, Luigi Vittorio Berliri, E’ Francesca e basta, La Meridiana,
Molfetta (Bari) 1998, p. 189-190