Fra le cose piccole, ma infinitamente frequenti e perciò stesso molto
efficaci, alle quali la scienza dovrebbe prestare attenzione più che alle cose
grandi e rare, è da annoverare anche la benevolenza; voglio dire quelle manifestazioni
di sentimenti gentili nei rapporti con gli altri, quel sorriso negli occhi,
quelle strette di mano, quella gradevolezza di cui quasi ogni atto umano è di
solito rivestito.
Ogni insegnante, ogni funzionario aggiunge questo ingrediente a ciò che
per lui è dovere; è una continua attivazione di umanità, sono per così dire le
onde della sua luce, nelle quali tutto si sviluppa; soprattutto nella cerchia
più ristretta, in seno alla famiglia, la vita prospera e fiorisce solo grazie a
quella benevolenza.
L’indulgenza, la benignità, la gentilezza del cuore sono effluvi inesauribili
dell’istinto altruistico e hanno contribuito alla formazione della civiltà
molto più potentemente di quelle molto più celebrate manifestazioni di esso che
si chiamano compassione, misericordia e abnegazione. Ma si usa tenerle in poco
conto, e in realtà in esse non c’è molto di altruistico.
La somma di queste piccole dosi è tuttavia imponente, la loro forza
complessiva è una delle forze più grandi. Allo stesso modo, nel mondo si trova molta
più felicità di quanta non ne vedano gli occhi offuscati: se cioè si valuta
bene e non si dimenticano tutti i momenti piacevoli di cui è ricco ogni giorno,
anche per la vita più tribolata.
Friedrich Nietzsche (1844-1900), Umano troppo umano, I, 49.