C'era una volta una città i cui abitanti
amavano sopra ogni cosa l'ordine e la tranquillità. Avevano fatto delle leggi
molto precise, che regolavano con severità ogni dettaglio della vita
quotidiana. Tutte le fantasie, tutto quello che non rientrava nelle solite
abitudini era mal visto o considerato una stranezza. E per ogni stranezza era
prevista la prigione.
Gli abitanti della città non si dicevano
mai «buongiorno» per la strada; nessuno diceva mai «per piacere»; quasi tutti
avevano paura degli altri e si guardavano sospettosamente.
C'erano anche quelli che denunciavano i
vicini, se trovavano un po' troppo bizzarro il loro comportamento.
Il commissario Leonardi, capo della polizia, non aveva mai abbastanza poliziotti per condurre inchieste, sorvegliare, arrestare, punire...
Il commissario Leonardi, capo della polizia, non aveva mai abbastanza poliziotti per condurre inchieste, sorvegliare, arrestare, punire...
Già nella scuola materna, i bambini
imparavano a stare ben attenti alle loro chiavi. E c'erano chiavi per ogni
cosa: per le porte, per l'armadietto, per la cartella, per la scatola dei
giochi e perfino per la scatola delle caramelle!
La sera, la gente aveva paura. Rientravano
tutti a casa correndo e poi sprangavano le porte e chiudevano ben bene le
finestre.
Erano rimasti tuttavia dei ragazzi che
sapevano ancora scambiarsi qualche strizzata d'occhi e anche degli insegnanti
che li incoraggiavano... Ma, soprattutto, c'era Cristiana.
Cristiana aveva i capelli biondi come il
sole, gli occhi scintillanti come laghetti di montagna e non pensava mai:
«Chissà che cosa dirà la gente?». Nella città si facevano molte dicerie sul suo
conto. Perché Cristiana aiutava tutti quelli che avevano bisogno di aiuto,
consolava i bambini che piangevano e anche i vecchietti rimasti soli, perché
accoglieva tutti coloro che chiedevano un po' di denaro o anche solo qualche
parola di speranza.
Tutto questo era scandaloso per la città.
Non potevano proprio sopportare ulteriormente quel modo di vivere così diverso
dal loro. E un giorno il commissario Leonardi, con venti poliziotti, andò ad
arrestare Cristiana, o Cri-Cri, come l'avevano soprannominata gli amici. E per
essere sicuro che non combinasse altre stranezze, la fece mettere in prigione.
Questo accadde qualche giorno prima di Natale. Natale era una festa, ma molti
non sapevano più di chi o di che cosa. Sapevano soltanto che in quei giorni si
doveva mangiare bene e bere meglio. Ma senza esagerare, per non prendersi
qualche malattia... Soprattutto, la sera della vigilia di Natale, tutti
dovevano mettere le proprie scarpe davanti al camino, per trovarle piene di doni
il giorno dopo. Una cosa questa che, nella città, facevano tutti, ma proprio
tutti. Così fu anche quel Natale.
All'alba, tutti si precipitarono dove
avevano messo le scarpe, per trovare i loro regali. Ma... che era successo? Non
c'era l'ombra di un regalo. Neanche un torrone o un cioccolatino!
E poi... le scarpe!
In tutta la città, le scarpe risultavano
spaiate. Il commendator Bomboni si trovò con una scarpina da ballo, una vecchia
ottantenne aveva una scarpa bullonata da calcio, un bambino di cinque anni
aveva una scarpa numero 43, e così di seguito. Non c'erano due scarpe uguali in
tutta la città! Allora si aprirono porte e finestre e tutti gli abitanti
scesero in strada. Ciascuno brandiva la scarpa non sua e cercava quella giusta.
Era una confusione allegra e festosa. Quando i possessori delle scarpe
scambiate si trovavano, avevano voglia di ridere e di abbracciarsi.
Si vide il commendator Bomboni pagare la
cioccolata a una bambina che non aveva mai visto e una vecchietta a braccetto
con un ragazzino.
Solo qualche finestra restava
ostinatamente chiusa. Come quella del commissario Leonardi. Quando però il
commissario sentì il gran trambusto che veniva dalla strada, pensò a una
rivoluzione e corse a prendere le armi che teneva sul camino. Immediatamente il
suo sguardo cadde sulle scarpe che aveva collocato davanti al camino. E anche
lui si bloccò, sorpreso. Accanto alla sua pesante scarpa nera c'era... una
pantofola rossa di Cri-Cri. Stringendo la pantofola rossa in mano, il
commissario corse alla prigione.
La cella dove aveva rinchiuso Cri-Cri era
ancora ben chiusa a chiave. Ma la ragazza non c'era. Ai piedi del tavolaccio,
perfettamente allineate c'erano l'altra scarpa del commissario e l'altra
pantofola rossa. Dal finestrino, protetto da una grossa inferriata, proveniva
una strana luce. Il commissario si affacciò. Nella strada la gente continuava a
scambiarsi le scarpe e ad abbracciarsi.
Con un'insolita commozione, il commissario
si accorse che la luce che veniva dal finestrino era bionda e calda come il
sole e aveva dei luccichii azzurri, come succede nei laghetti di montagna.
E incominciò a capire.
Bruno Ferrero, Storie di Natale