"Se non me lo lasci fare non potrò andare a scuola! Mi vergognerei
troppo... È terribilmente importante, mamma!". Elena scoppiò a piangere.
Era la sua arma più efficace. "Uffa', fa' come vuoi..." brontolò la
madre, sbattendo il cucchiaino nel lavello. "Sembrerai un mostro. Peggio
per te!".
In altre 23 famiglie stava avvenendo una scenetta più o meno simile. Erano
i ragazzi della Seconda B della Scuola Media "Carlo Alberto di
Savoia". Per quel giorno avevano preso una decisione importante.
Ma gli allievi della Seconda B erano 25. In effetti, solo nella
venticinquesima famiglia, le cose stavano andando in un modo diverso. Elisabetta
era un concentrato di apprensione, la mamma e il papà cercavano di incoraggiarla.
Era la quindicesima volta che la ragazzina correva a guardarsi allo specchio. "Mi
prenderanno in giro, lo so. Pensa a Marisa che non mi sopporta o a Paolo che mi
chiama canna da pesca! Non aspetteranno altro!". Grossi lacrimoni salati
ricominciarono a scorrere sulle guance della ragazzina. Cercò di sistemarsi il
cappellino sportivo che le stava un po' largo. Il papà la guardò con la sua
aria tranquilla: "Coraggio Elisabetta. Ti ricresceranno presto. Stai
reagendo molto bene alla cura e fra qualche mese starai benissimo". "Sì,
ma guarda!". Elisabetta indicò con aria affranta la sua testa che si
rifletteva nello specchio, lucida e rosea. La cura contro il tumore che l'aveva
colpita due mesi prima le aveva fatto cadere tutti i capelli. La mamma la
abbracciò: "Forza Elisabetta! Si abitueranno presto, vedrai...". Elisabetta
tirò su con il naso, si infilò il cappellino, prese lo zainetto e si avviò.
Davanti alla porta della Seconda B, il cuore le martellava forte. Chiuse
gli occhi ed entrò. Quando riaprì gli occhi per cercare il suo banco, vide
qualcosa di strano. Tutti, ma proprio tutti, i suoi compagni avevano un
cappellino in testa! Si voltarono verso di lei e sorridendo si tolsero il
cappello esclamando: "Bentornata Elisabetta! ". Erano tutti rasati a
zero, anche Marisa così fiera dei suoi riccioli, anche Paolo, anche Elena e
Giangi e Francesca... Tutti! Ma proprio tutti! Si alzarono e abbracciarono
Elisabetta che non sapeva se piangere o ridere e mormorava soltanto:
"Grazie...".
Dalla cattedra, sorrideva anche il professor Donati, che non si era rasato
i capelli, semplicemente perché era pelato di suo e aveva la testa come una
palla da biliardo.
Bruno Ferrero, Ma noi abbiamo le ali