La libertà non puoi
comprarla. Perciò è inutile scrivere sui documenti la parola libertà: non si
può comprarla, né venderla: questo bene te lo devi donare tu stesso, devi
chiederlo a te stesso. Liberati prima di tutto dalla paura della morte, che ci
impone il suo giogo, e poi dalla paura della povertà.
Nella povertà non c'è
niente di male; per rendertene conto confronta tra loro il volto dei poveri e quello
dei ricchi: il povero ride più spesso e più di cuore, non ha nessuna
preoccupazione nel suo intimo e, anche se gli capita qualche cruccio, passa
come una nube leggera. Ma l'allegria di quegli uomini che vengono definiti
felici è simulata oppure gravata e corrotta da un'intima tristezza, ed è tanto
più penosa perché certe volte non possono mostrare apertamente la loro
infelicità, ma devono fingersi lieti anche se gli affanni rodono loro il cuore.
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio