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giovedì 20 ottobre 2011

MESSAGGIO PER UN'AQUILA CHE SI CREDE UN POLLO - Anthony De Mello



“Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia. L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l'aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. «Chi è quello?» chiese. «É l'aquila, il re degli uccelli», rispose il suo vicino. «Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.» E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale”.
Con questa sferzata ha inizio il libro di Anthony De Mello, un gesuita indiano conosciuto in tutto il mondo come il maestro del pensiero positivo. Il grande messaggio di De Mello consiste nel ricordarci che la felicità è alla nostra portata, addirittura già nelle nostre mani, magari proprio mentre la cerchiamo fuori da noi stessi, abbarbicati agli altri oppure storditi dal desiderio delle cose. Il paradosso risiede nel fatto che spesso “la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti”. Questa “distrazione” ci impedisce di cogliere la bellezza del presente. La consapevolezza del presente e della sua bellezza non è una meta, ma è piuttosto un cammino personale da percorrere “in silenzio”, abituandoci un po’ alla volta a porci semplicemente  in “in ascolto”, senza giudicare, ma con il solo desiderio di “comprendere”.
Anthony De Mello ci offre anche altri sorprendenti suggerimenti: li scopriremo insieme nei prossimi giorni.
Francesco Callegari