Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

giovedì 1 settembre 2016

FREE SCHOOL, FREE LIFE 2/2 – Giorgio Vittadini


I vantaggi per i singoli cittadini e per il sistema scolastico nel suo complesso sono evidenti. Innanzitutto, di fronte a scuole private assai costose come sono quelle inglesi e a una scuola pubblica che arranca difficoltosamente soprattutto nei grandi centri metropolitani, le free school rispondono al bisogno concreto di una educazione di qualità a costi contenuti.
Secondariamente, ne giova moltissimo la possibilità di integrazione di classi sociali ed etnie diverse. In una nazione come il Regno Unito dove le differenze sociali e culturali sono molte, pensare che lo stesso tipo di approccio educativo possa funzionare in un paesino del Nord così come in un quartiere popolare di Londra abitato in prevalenza da immigrati è astratto e ideologico.
Netto è anche il risparmio per le finanze pubbliche. Secondo i dati diffusi dal National Audit Office, l'istituto parlamentare indipendente che valuta la spesa pubblica, il costo medio per l'apertura di una free school è di 6,6 milioni di sterline contro i 25 milioni di una scuola pubblica. A questi dati vanno aggiunti quello dell'Ofsted (l'ufficio responsabile di controllare il livello educativo scolastico) che recentemente ha dichiarato che la qualità offerta dalle scuole libere è tra la più alta del sistema scolastico nazionale e che l'impatto di queste si avverte in modo positivo anche nelle scuole pubbliche che sono nelle vicinanze perché per ragioni di concorrenza sono spinte a migliorarsi.
Senza contare un ultimo particolare: l'aumento dell'offerta di posti di lavoro, specie in aree particolarmente depresse del paese.
Per capire l'aspetto principale di questa rivoluzione paritario-educativa, può aiutare l'esperienza di Matteo Rossetti, un italiano laureato a Oxford, preside di un liceo inglese, che ha aperto una di queste scuole nel 2014, la Thomson House School e vi opera da volontario insieme alla moglie. Rossetti, che sarà ospite del prossimo Meeting di Rimini, ha spiegato in un recente incontro organizzato dall'associazione studentesca Help Point all'Università di Milano Bicocca che "in una scuola concepita come una grande famiglia, l'interesse per il singolo studente è il pilastro fondamentale. Per questo la formazione è individualizzata per ciascun alunno".
Da queste parole si capisce anche come non siano le riforme, i cambiamenti organizzativi e neanche l'autonomia, di per sé, a garantire che un impegno educativo abbia buon esito. Esso infatti è sempre imprevedibile come ogni cammino umano. Però anche un rapporto educativo virtuoso avviene in un contesto più o meno facilitante.
E' davvero difficile immaginare una libertà di educazione analoga anche nel nostro Paese?


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