AVVERTENZE D’USO
Se
dovessimo descrivere la Scuola italiana, come del resto tutta la nostra
società, ci affideremmo per lo più a
termini quantitativi e declineremmo la situazione attuale attraverso numeri e indici,
rilevazioni e statistiche, voti e punteggi. Questa esasperata attenzione alla
quantità sottintende la semplicistica, se non erronea convinzione, che la
quantità rispecchi la qualità. D’altra parte, la difficoltà di tener conto di
tutto ciò che non è riconducibile alla quantità, ha portato nel tempo all’idea
che la realtà stessa abbia valore solo se può essere misurata.
IL TEMA DELLA QUALITA’
Giorno
dopo giorno, mi convinco però sempre più che una scuola di qualità non è tanto
quella descritta attraverso i numeri, quanto quella basata sui principi e costruita
intorno alle relazioni. E’ nella relazione con la terra che il principio vitale
contenuto nel seme germoglia, e la ghianda diventa quercia; è nella relazione
con il “maestro” che avviene nell’allievo il miracolo della crescita e dell’apprendimento;
è abitando in prima persona la relazione che noi adulti possiamo essere esempio
di pace e di convivenza civile per le future generazioni. Possiamo avere in
classe i computer più potenti, le lavagne interattive più sofisticate, le
tecnologie più avanzate, ma bambini e ragazzi potranno trovare nutrimento per
la loro crescita solo vivendo la giornata scolastica con insegnanti in grado di
accoglierli e ascoltarli. Possiamo avere i docenti più preparati nella loro
disciplina, ma, se non sanno costruire relazioni, questa organizzazione a
legami deboli diventa un’orchestra di violini senza corde.
Per
questo, vorrei che nella nostra scuola fossero cablati i cuori, prima che i
computer.
IL MOMENTO DELLA QUANTITA’
Ora,
con la distribuzione del bonus premiale, è richiesto di assegnare una
determinata quantità (di denaro) a una certa qualità (di prestazione), forzando
in tal modo un’operazione tra unità di misura differenti. Già nel 1945, il
filosofo francese René Guénon ci metteva in guardia contro le illusioni della
statistica:
“Le statistiche consistono soltanto
nel contare un numero più o meno grande di fatti, supposti tutti completamente
simili tra loro, ché, diversamente, la loro somma non avrebbe significato
alcuno; ed è evidente che a questo modo si ottiene soltanto un’immagine della
realtà tanto più deformata quanto più i fatti in questione non sono
effettivamente simili e paragonabili che in misura minima, cioè quanto più
considerevoli sono l’importanza e la complessità degli elementi qualitativi che
essi implicano”.
Siamo
coscienti di questo pericolo, ma siamo d’altronde anche convinti di dover
trovare il modo più consono per rispettare il senso della legge. Questa
necessità, comporta almeno tre difficoltà di cui dobbiamo essere consapevoli.
Prima difficoltà:
la reale conoscenza. Il direttore di
una filiale di banca è senza dubbio in grado di valutare l’impegno, la
produttività e la disponibilità degli impiegati con i quali lavora fianco a
fianco ogni giorno. Nella nostra organizzazione, il lavoro è spesso distribuito
su diverse sedi operative, dislocate su un territorio anche vasto e per la
maggior parte lontane dalla presidenza. Non è facile, per un dirigente
scolastico, conoscere a fondo il lavoro quotidiano di centinaia di docenti in
Istituti come i nostri, che hanno ormai raggiunto le dimensioni e la
complessità di una media azienda. E, il cielo non voglia, in Istituti dove ci
rechiamo come reggenti solo un paio di giorni la settimana.
Seconda difficoltà:
la reale oggettività. Non è nel
nostro mandato elargire discrezionalmente denaro al pari del privato datore di
lavoro: ciò che amministriamo non fa infatti
parte del nostro patrimonio personale, bensì appartiene al contribuente
italiano.
Terza difficoltà:
il reale funzionamento. La
salvaguardia delle relazioni è fondamentale all’interno di un’organizzazione
complessa come la scuola dove i legami sono talmente deboli da rendere sempre
precaria la tenuta del sistema. Nessuna azione del dirigente deve far sorgere
il sospetto che si stia guardando il dito e non la luna. E’ necessario operare sempre
con grande sensibilità e intelligenza al fine di mantenere tutti uniti nel
cammino verso gli obiettivi comuni.
L’ANELLO DI CONGIUNZIONE
Il
ponte tra il versante della qualità e quello della quantità potrebbe essere
individuato nel Piano di miglioramento, già condiviso in Collegio dei docenti.
Il Piano potrebbe effettivamente rappresentare lo strumento di traduzione del
linguaggio qualitativo, delineato nelle Linee
di indirizzo del dirigente scolastico, nel linguaggio quantitativo, vale a
dire negli obiettivi che la scuola si propone di conseguire attraverso le
azioni concrete previste nel Piano triennale dell’offerta formativa.
Le
Linee di indirizzo (sul versante della qualità), e il Piano triennale
dell’offerta formativa (su quello della quantità), diventano così i confini di coerenza entro cui il scorre
il fiume dei criteri, “stringenti,
puntuali, rilevabili, misurabili, valutabili”, individuati dal Comitato.
Sta a ciascuno di noi far sì che l’acqua di questo fiume scorra non per fare
danni, ma per dissetare e irrigare.
Francesco Callegari