ll papà infuriato
scrive che il figliolo (quarta superiore...) ha dovuto restare a scuola un'ora
in più dei compagni perché mancava la spunta di avvenuta lettura da parte del
genitore dell'avviso di uscita anticipata, diffuso in un giorno in cui lo
studente era assente da scuola. Mi intima
a) di indicargli il
riferimento normativo che obbliga il genitore a consultare quotidianamente il
registro, obbligo e norma che a lui constano non esistere;
b) se, appunto,
obbligo e norma non c'è, di avvertirlo tramite mail o sms ogni volta che nel
registro elettronico viene pubblicato qualcosa che lui debba necessariamente
leggere.
Che dire?
Il figliolo ha
diciassette anni. Perché il papà non lo lascia andare per i fatti suoi e invece
si adopera perché gli sia tolto quello che considera il disagio di restare
un'ora a scuola, disagio che il ragazzo oltretutto si è procurato da solo per
non fare un clic sull'app del registro, fra le centinaia che fa nelle 24 h?
Che memoria corta
abbiamo. Quando è entrato in questa scuola, il suo figliolo scriveva le
comunicazioni sul libretto - gliele dettava un insegnante, col bidello che
girava per le classi a comunicare la variazione di orario. Siccome, anche
allora, non esisteva l'obbligo per il genitore di consultare ogni giorno il
libretto, se il figliolo dimenticava di dirgli che c'era l'avviso da firmare,
il giorno dopo se ne restava a scuola. Se il figliolo era assente il giorno
dell'avviso, poteva recuperare l'informazione solo dai compagni di classe - più
probabile ancora che restasse a scuola.
Oggi, il genitore può
consultare la fonte ufficiale, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con il
figlio sia assente che, eventualmente, presente a scuola ma smemorato.
Il papà di un
diciassettenne anch'io direi che non deve consultare tutti i giorni né il
libretto né il diario - che contengono compiti per suo figlio, infatti, mica
per lui. Sono compiti di suo figlio, che interpellerà il papà per la parte che
eventualmente lo riguarda - per esempio, per acquisire una firma di
autorizzazione. Potrebbe dunque chiedersi perché abbia un figlio così
negligente nelle cose di scuola. Invece attacca la scuola.
Girava, qualche anno
fa, un documentario sugli orsi. Mamma orsa partoriva e poi seguiva gli
orsacchiotti insegnando loro varie cose, con un obiettivo chiaro (alte
terminus haerens, Lucr. I, 77): renderli autonomi. Così, dopo
due anni, lanciava un falso messaggio di allarme e i frugolotti si mettevano al
sicuro arrampicandosi su un albero, da cui li avrebbero fatti scendere, molte
ore dopo, la fame e la sete, ma la mamma non l’avrebbero trovata più e lei
magari non si ricorda nemmeno quanti figli ha fatto. Ah, già! Questo è
addestramento, non educazione.
Nadia Vidale,
dirigente scolastico