Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

mercoledì 11 marzo 2015

TI DEVO DELLE SCUSE – Un insegnante


Lettera aperta a un alunno del XXI secolo
Sono tantissimi i nostri errori di educatori e di insegnanti, scusarsi non sarà mai abbastanza. Pochi di noi si rendono conto del disastro a cui spesso del tutto inconsapevolmente abbiamo contribuito. Io non ho vergogna ad ammettere gli errori, le omissioni, le stanchezze, la mancanza di energia; ecco perché ti chiedo scusa, con la presunzione di parlare a nome di tanti altri.
Ti chiedo scusa, innanzitutto, per aver accettato passivamente i ricorrenti tagli alla scuola, senza oppormi con tutte le mie forze e con tutti gli strumenti a mia disposizione che non fossero uno sterile scioperino del venerdì. Certo quando c'era uno sciopero aderivo ma quasi sempre in modo isolato e la mia capacità di coinvolgere i colleghi e le famiglie è stata pressoché nulla; anzi queste ultime spesso le ho irritate e messe in difficoltà servendomi di quella foglia di fico che è la libertà sindacale, che mi permetteva di non dichiarare preventivamente che avrei scioperato: famiglie in grave difficoltà, con il contributo di dirigenti poco accorti e timorosi, che chiudevano le scuole o costringevano i genitori ad accompagnarvi, anche se poi non succedeva nulla e solo io scioperavo. Gli altri colleghi usufruivano solo dell'effetto annuncio, risparmiando anche sulla trattenuta in busta paga.
Come tacere, poi, del delitto "pedagogico" che stiamo lasciando compiere quasi in silenzio, costringendovi a rimanere inchiodati a un banco per sei ore filate, e tutto ciò per far contenti i vostri genitori, dei quali in ogni altra occasione parliamo male, e per ottenere per tutti l'agognato sabato libero.
Mi scuso per non avervi saputo coinvolgere nella costruzione del futuro, nonostante i miei quotidiani sforzi: ho usato un linguaggio spesso teorico, lontano dalla realtà contribuendo così a convincervi che la cultura, la conoscenza del passato, delle astrazioni del pensiero, e spesso anche dei progressi della ricerca scientifica non servano a nulla.
Ma ho fatto di peggio: vi ho relegato alla fruizione passiva di dati e di nozioni, finalizzate al superamento di test, all'ascolto di conclusioni e di ricerche già confezionate, senza farvi mai sperimentare l'incertezza delle ipotesi e dei tentativi a vuoto e soprattutto l'operatività, l'uso delle mani, del corpo come strumenti dell'intelligenza e della creatività. Ho rinunciato ai laboratori scientifici per accontentarmi di qualche, già obsoleto, strumento informatico.
Vi ho dato un pessimo esempio ogni volta che mi sono dimostrato vile nei confronti di qualche dirigente inadeguato o quando ho difeso, per puro spirito corporativo, un collega incapace.
Con il contributo dei miei colleghi, che ogni anno sembrano cadere dalle nuvole, come se si trovino per la prima volta davanti ad un fenomeno nuovo e inaspettato, ho assistito passivamente alla tua trasformazione da fanciullo avido di conoscenza ad adolescente amorfo, senza alcun interesse oltre il contingente, per poi lasciarti giovane uomo, privo di sogni, di combattività, di capacità di ribellione, a me per primo.
Ma ti chiedo scusa anche per non essere stato abbastanza severo con te, come tu , abituato ad averle tutte vinte a casa, inconsciamente mi chiedevi.
Forse, mentre andavo allineando quotidianamente i miei errori, non tutti i giorni passati insieme sono stati uguali e segnati da questo velo di impotente rassegnazione, forse in alcuni è brillata la luce della novità, della scoperta, dell'amore per il nuovo, per l'imprevisto, per la soluzione divergente, in una parola l'amore per la vita. La maggior parte delle volte non ho saputo approfittarne, scusami... 
Un insegnante
Tratto da L’isola di Paolo Menallo


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