Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

giovedì 19 marzo 2015

LAVORARE – Mariapia Veladiano


Ci vuole il corpo. Occhi, mani, piedi, ovvio. Poi intelligenza, equilibrio, volontà, buona volontà, e anche questo è ovvio. Poi la dignità. E qui tocca fermarsi, perché il lavoro rende liberi è stata bestemmia immonda e pronunciarla è indecente.
Adesso il lavoro è purchessia. Per poco, per caso, per raccomandazione, comunque arrivi, a ogni prezzo, a ogni tempo. La vita è altrove.
E giù e giù e giù per la malebolge dei diritti e della dignità, nelle mani di ruffiani e seduttori, adulatori e lusingatori, simoniaci, indovini, astrologhi e streghe, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri di frode, scismatici e seminatori di scandali, e falsari di metalli, di monete, di persone, di parole. Tutto già stato e già scritto. Ma non sempre, non in ogni luogo, non per sempre si deve vivere piegati di rimorsi per quel che permettiamo.
Non c'è libertà che non sia anche quella dal bisogno e il lavoro lo vogliamo, però adesso che il lavoro che conosciamo non c'è, possiamo rovesciare il mondo e diventare esigenti sul lavoro che inventiamo. Più leggero sulla terra, più insieme e meno contro, più libero, più nostro. Un ricominciare che i giovani amano fare, un viver di poco, di quel tutto che ci basta. Essere liberi, donne e uomini.
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, p. 73


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