Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 9 settembre 2014

L’EMPATIA – Mamma Patrizia


Ciao, carissimo Francesco!
Ho letto con molta contentezza la tua lettera di inizio anno scolastico.
Mi fa piacere che la scuola (insegnanti, genitori e alunni) si ponga per tema  "l'inclusione". Non è solo un argomento da discutere, ma un obiettivo da raggiungere... gradualmente. Gli esclusi sono tanti e per i più svariati motivi.
Involontariamente e inconsciamente escludiamo dal nostro sguardo (e quindi dal gruppo) quegli alunni che, per gravi ritardi psicofisici, sono affidati a un insegnante di sostegno. La coscienza si sente a posto sapendo che qualcuno si prende cura di loro, per cui reputiamo che non sia necessario farli interagire dentro e fuori della classe.
Poi, ci sono quei ragazzi che, per una qualche difficoltà scolastica o disturbi di apprendimento, ci appaiono come "i più stupidi" della situazione, quelli che arrancano, fanno fatica e a malapena riescono... Questi vengono esclusi perché giudichiamo riprovevole rovinare un gruppetto di scolari promettenti.
Altri non hanno questo genere di problemi, ma un carattere turbolento, irrequieto, aggressivo. Questi tipi li vediamo come una minaccia: potrebbero essere di cattivo esempio a quei coetanei che si apprestano a osservare le regole della buona convivenza sociale.
Una piccola cerchia, invece si esclude da sé, si autoelimina, per timore dei pregiudizi dei compagni sul loro aspetto fisico. Spesso si sentono presi in giro con dei nomignoli dispregiativi.
Alla categoria degli autoesclusi appartengono, ancora, anche quelle persone timidissime, introverse, paurose. Sono talmente impacciate che non riescono a emergere, sono così invisibili che tanti si convincono che la loro esistenza sia insignificante.
Comunque sia, la terapia comune è "l'empatia", il vero e unico atteggiamento di accoglienza dell'altro. Empatici non si nasce: è qualcosa s'impara (un anno dovrebbe essere più che sufficiente...).

Ciao, un abbraccio affettuoso

Patrizia
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